Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
LA CULTURA CHE FA IL PIENO
Basta sfogliare qualche pagina del
Corriere o prestare l’occhio a quelle email che continuamente riceviamo e a cui volgiamo un’attenzione veloce, per capire la portata del fenomeno. Da qualche anno, infatti, è tutto un fiorire di festival, rassegne e manifestazioni dai contenuti più particolari ed inattesi: dal Festival dell’Economia organizzato a Trento che addirittura invita un magnate, discusso e ammirato assieme, del calibro di Georges Soros, al Festival della Bellezza a Verona che mescola momenti musicali ad altri poetici ed emozionali con Sgarbi affiancato a Gino Paoli o all’immortale Catherine Deneuve. Ma ancora Padova con il Festival Galileo dedicato all’innovazione, mentre il prossimo Make in Italy Festival di Thiene si focalizza sull’incontro tra la manifattura e le nuove tecnologie. Senza dimenticare altri momenti altrettanto consolidati come Montagna di Libri a Cortina, èStoria a Gorizia o PordenondeLegge, che portano nel nome il significato della loro produzione. Un’esplosione di ricerca di sapere, che trova la sua forza in nuove forme di comunicazione, di certo adattate ad una società che ha desiderio di imparare e di approfondire la complessità della realtà secondo schemi sperimentali, magari meno scolastici e certamente più emozionali. Percorsi didattici in cui il destinatario è coinvolto e si sente al centro dell’attenzione, felice di tornare a casa arricchito, affrontando temi distanti dalla propria formazione
Ma senza sentirsi per forza trattato come un estraneo. Sovente le risposte delle presenze lasciano sbalorditi per primi gli stessi organizzatori, di fronte a un numero di richieste che supera di gran lunga le iniziali attese. In una società liquida, con un dato valoriale sempre più piatto e con l’approdo alla maturità di quelle generazioni cresciute senza lo scontro ideologico del Novecento, questi festival rappresentano nuove morfologie sapienziali, il cui successo è sintetizzato proprio dall’aver centrato l’obiettivo, offrendo percorsi differenti da quelli usuali, meno accademici, ma che colpiscono il segno, facendo sognare lo spettatore, stimolando il recupero alla lettura, il sapore della Storia, il valore delle rappresentazioni sceniche, quel senso di identità che non sempre viene canalizzato nelle forme più idonee. E chi vi riesce ottiene successi insperati. In fin dei conti cultura non significa «possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la nostra vita, il posto che vi teniamo, i rapporti con gli altri uomini». Così scriveva Antonio Gramsci, uno dei pensatori più complessi ed originali del secolo scorso.