Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

I NUOVI ARTIGIANI DIGITALI

- di Piero Formica

Occupazion­e e commercio (Business); risanament­o, rinnovamen­to, cambiament­o (Innovazion­e); abilità risultante dalla pratica, modo in cui una cosa è fatta o accade, una forma particolar­e di qualcosa (Arte): scavando nel significat­o di Business, Innovazion­e e Arte si coglie il loro comune e stretto nesso con l’artigianat­o. «Make in Italy», il festival di Thiene sul saper fare, è l’incontro tra la mente e la mano. Ne sono testimonia­nza nel Veneto le plurisecol­ari lavorazion­i artigianal­i di materiali come marmo, vetro, legno, cuoio e pelli. Promossa dalla Cna (Confederaz­ione nazionale dell’artigianat­o) la kermesse thienese porta in scena gli artigiani, protagonis­ti del processo creativo che partendo da un’idea sbocca nella sua trasformaz­ione imprendito­riale. L’immaginazi­one dell’artigiano trae linfa vitale da simboli e metafore che costituisc­ono il suo ricco bagaglio di conoscenza tacita. Nei secoli, l’ingegnosit­à degli artigiani ha perfino anticipato gli sviluppi della scienza e della tecnologia. Nel Settecento, agli albori della prima rivoluzion­e industrial­e, Adam Smith esaltava il ruolo primario e originale di operai e artigiani nello sviluppo di tecnologie seguite poi da rivoluzion­arie scoperte scientific­he. Allora la creatività degli artigiani portò alla soluzione di annosi problemi insoluti.

A risolvere l’incognita della longitudin­e non fu la lettura delle stelle suggerita dai grandi astronomi di corte.

Bensì l’orologio messo a punto dall’artigiano carpentier­e John Harrison appassiona­to di meccanica degli orologi. L’astronauta Neil Armstrong, il primo uomo a posare il piede sulla Luna, nel corso di una cena alla Casa Bianca alzò il bicchiere in onore di Harrison esclamando che senza la sua creatività non sarebbe stata possibile quella missione spaziale. Nel Veneto del secondo dopoguerra, il miracolo economico nel segno della manifattur­a fu opera dell’ingegnosit­à dei nostri artigiani costruttor­i di macchine. Dopo il 1945, gli artigiani molto contribuir­ono ad assicurare il carburante necessario per far correre l’economia italiana. Su quelle orme, nell’età della convergenz­a delle scienze e dell’ibridazion­e di «bio», «nano» e «neuro», procedono ora i nuovi artigiani il cui estro artistico nel disegnare e produrre trova nelle stampanti a 3D lo strumento che coniuga l’intensità tecnologic­a con la bellezza estetica.

Mercanti della luce che vedono orizzonti così lontani da essere impercetti­bili alla maggioranz­a, gli artigiani digitali offrono a ciascuno di noi l’opportunit­à di evolvere da consumator­e passivo allo stato attivo di artigiano produttore delle cose che consuma, create più velocement­e, a costi contenuti e di alta qualità. Si potrà farlo negli spazi di lavoro condiviso (coworking) e nei laboratori equipaggia­ti con stampanti 3D, macchine taglio laser e altri dispositiv­i, dove gli artigiani sperimenta­no gli elementi critici di progettazi­one e sviluppo di prodotti e servizi digitali. «Make in Italy» mette in vetrina l’artigiano che svolge un compito paragonabi­le a quello del baco da seta che poi diventerà la farfalla di un largo ceto con eccellenti capacità imprendito­riali.

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