Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Il professor Calò premio Europeo dell’Anno
Un riconoscimento prestigioso, assegnato in passato a personaggi come Bono Vox. È «L’Europeo dell’Anno», che quest’anno è andato a Antonio Calò il professore trevigiano impegnato per l’integrazione.
Sorride sotto la lunga TREVISO barba bianca. Ride, quasi, perché un premio così è inaspettato e grandissimo. «Enorme — dice — soprattutto oggi». Il cittadino europeo dell’anno è Antonio Silvio Calò, il professore dell’accoglienza trevigiano: un premio conferito dal Parlamento europeo a personalità del mondo della politica, dell’economia, della diplomazia, della cultura, dell’imprenditoria e della scienza. E, in questo caso, dell’integrazione: Calò nel 2015, in piena emergenza profughi, ha accolto nella sua casa di Camalò, dove viveva con la moglie e i quattro figli, sei richiedenti asilo. Li ha aiutati a inserirsi nella comunità, a studiare, a trovare un impiego. Ha studiato un modello di accoglienza diffusa che sta proponendo in Italia e in Europa ed è proprio lì, a Bruxelles, che il suo impegno è diventato un premio. La proposta è arrivata dal vicepresidente del Parlamento europeo, David Maria Sassoli, da Paolo De Castro e Da Cecile Kyenge.
«Li ringrazio moltissimo, in un momento così duro per l’Italia è un messaggio straordinario, di speranza e di inclusione — commenta Calò, ancora incredulo ed emozionato —. Non lo dico per me ma per tutti quelli che credono in questi valori. Spero di essere all’altezza di questo premio, che mi infonde ancora più voglia di continuare a combattere». Tanto più che oggi, 8 giugno, è un anniversario speciale: sono passati tre anni dal giorno in cui i profughi sono arrivati a casa sua (alcuni hanno già il diritto di asilo, altri stanno completando il percorso).
Professore di filosofia al li-
Calò Io vedo come un messaggio di speranza e di inclusione
ceo classico «Antonio Canova» di Treviso, Calò ha saputo del riconoscimento da una email ricevuta alle sette della sera, mentre si trovava per lavoro a Berlino: lo ritirerà ad ottobre a Bruxelles, nel corso di una cerimonia ufficiale. Nel primo anno di istituzione del premio a vincerlo era stato Bono, il leader degli U2; l’anno seguente Marco Cappato, impegnato nella lotta per i diritti civili. «E adesso un trevigiano — si rallegra Calò —. Lo dedico ai miei figli, quelli bianchi e quelli neri, a mia moglie e a tutti quelli che mi hanno aiutato. Adesso chi continua a criticare il mio impegno non avrà più molto da dire. Prima è arrivata l’onorificenza del presidente della Repubblica, poi il messaggio di Papa Francesco, ora questo. Ne sono molto felice. Spero che diventi un messaggio per tante persone».
Il progetto di accoglienza del professor Calò a febbraio aveva ricevuto il plauso del Consiglio d’Europa come «uno dei migliori esempi di integrazione». Il professore, la sua famiglia e i suoi sei «figli africani» sono anche protagonisti di un documentario di Massimo Ferrari, «Dove vanno le nuvole».