Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Regali in cambio delle ferie, il giudice stanga il caporeparto
Tappeti e collane per concedere i giorni migliori. Condanna per estorsione
L’immancabile mug VENEZIA con i monumenti più famosi o la classica maglietta «I love...» con il cuore rosso. Il sacchettino di spezie o di tè, oppure il portachiavi, la calamita da frigorifero o la bottiglia. E chi più ne ha, più metta. Tutti noi, quando andiamo in vacanza, dedichiamo qualche mezz’oretta a parenti, amici o colleghi, per portare un piccolo pensiero al nostro ritorno. Ma all’azienda Ilnor di Scorzè, secondo quanto ha stabilito ieri il giudice Michela Rizzi, succedeva qualcosa di ben diverso. Per anni – almeno sei, secondo la ricostruzione dell’accusa – il caporeparto Roberto Bertan, 49enne di Scorzè, aveva preteso regali da alcuni dei suoi sottoposti e per questo il magistrato l’ha condannato a 3 anni e 8 mesi per estorsione. In caso contrario, infatti, Bertan li minacciava che si sarebbe vendicato, per esempio ostacolando le loro richieste di ferie. Le vittime, in particolare, erano gli operai stranieri, che di solito chiedono periodi piuttosto lunghi, anche tre settimane, per poter tornare in patria.
In particolare uno di loro, l’unico a presentare la denuncia e a costituirsi parte civile, era un 42enne tunisino che tra il 2005 e il 2011 era stato «costretto» a portare al suo caporeparto un tappeto orientale fatto a mano, una collana di corallo e varie stecche di sigarette. Regali non da pochi euro ma che, secondo la stima fatta anche dal suo avvocato Daria Paparella, gli sarebbero costati 2400 euro complessivi, che ieri il legale aveva chiesto come risarcimento danni, insieme a quelli morali e a quelli per i mancati straordinari. Il tunisino infatti sarebbe stato anche a lungo