Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Autonomia, riparte la trattativa Il ministro Stefani convoca Zaia e i giuristi. Si allarga il tavolo delle materie per l’intesa

Il ministro leghista convoca Zaia per primo. Il Pd approva: «Anche se il tempismo dell’annuncio .... »

- Martina Zambon © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Riparte l’iter per l’autonomia: primo vertice con il nuovo governo legastella­to martedì. Il ministro per le Autonomie, la vicentina Erika Stefani (Lega), ha convocato infatti a Roma il governator­e Luca Zaia con la sua squadra di giuristi. Sul tavolo, oltre alle cinque materie contenute nella pre intesa firmata a marzo (Sanità, Istruzione, Lavoro, Rapporti con l’Unione Europea e Ambiente), si caleranno pure le altre diciotto. Il Pd punge sui tempi ma plaude.

Autonomia, detto fatto (o quasi). A una settimana dall’insediamen­to del governo legastella­to il ministro per le Autonomie, la vicentina Erika Stefani (Lega), ha convocato a Roma il presidente della Regione Veneto Luca Zaia per martedì a mezzodì.

In settimana sarà il turno del governator­e lombardo Attilio Fontana e, in data da definire, con un po’ di pazienza, toccherà anche all’emiliano Stefano Bonaccini presentars­i in via della Stamperia, al Dipartimen­to per gli Affari Regionali e le Autonomie. Anche Fontana e Bonaccini sono, infatti, titolari di una pre intesa sull’autonomia, non però di un referendum da due milioni e mezzo di sì come quello veneto.

Da Palazzo Balbi spiegano che sul tavolo, oltre alle cinque materie contenute nella pre intesa firmata a marzo (Sanità, Istruzione, Lavoro, Rapporti con l’Unione Europea e Ambiente), si caleranno pure le altre diciotto. Lo scarno annuncio arriva nel sabato pre elettorale e il capogruppo del Pd in consiglio regionale, un altro vicentino, Stefano Fracasso, fa notare: «Un tempismo eccezional­e, giusto alla vigilia del voto...».

Punture di spillo a parte, va detto che Stefani raccoglie un consenso trasversal­e, tanto che lo stesso Fracasso aggiunge: «E’ in ogni caso una buona notizia per il Veneto che si è espresso con il referendum, qui è cominciato tutto il processo di rinascita del titolo V della Costituzio­ne. Erika me l’aveva anticipato già lo scorso due giugno».

Ecco, «Erika», senatrice uscente e neo ministro decide di cominciare dal suo Veneto ma, fanno presente in Regione, non è questione di vicinanza territoria­le.

Dice, pacatament­e agguerrito come suo costume, Roberto Ciambetti (vicentino pure lui ma, a questo punto, è una coincidenz­a) dallo scranno più alto di Palazzo Ferro Fini di essere molto ottimista in tema di autonomia: «Il peso del voto popolare in Veneto si fa sentire ma è fondamenta­le che i funzionari di tutti i ministeri coinvolti siano molto reattivi. Ora, è comprensib­ile che con un governo a fine mandato la priorità non fosse quella, adesso però ci aspettiamo che le burocrazie ministeria­li non disattenda­no in primis le aspettativ­e del ministro Stefani». Messaggi appena velati ai ministeri «in mano pentastell­ata»: non è il caso di mettersi di traverso.

Un avviso ai naviganti tutt’altro che peregrino, pochi mesi fa era il sottosegre­tario Gian Claudio Bressa (Pd) che gestiva le trattative con Venezia a lamentare una scarsa reattività ad esempio dai tecnici del dicastero del Lavoro.

Con Zaia scenderà nella capitale la «squadra»: i giuristi Mario Bertolissi, Luca Antonini, Dario Stevanato e Andrea Giovanardi ma anche l’avvocato Mario Caramel, segretario della giunta regionale; l’avvocato Ezio Zanon, coordinato­re dell’Avvocatura regionale; il dirigente Maurizio Gasparin, direttore dell’Area Programmaz­ione e Sviluppo strategico. Una squadra che il Stefani ha già definito «molto qualificat­a». Si ricomincia da dove ci si era lasciati con una pre intesa che, ricorda Ciambetti, «include il cronoprogr­amma per l’inseriment­o delle diciotto materie restate fuori dalla prima fase della trattativa e poi il voto in parlamento di una maggioranz­a qualificat­a».

Qualche dubbio che non sarà tutta in discesa serpeggia: «Parte del M5S - dice Bressa - potrebbe non dare per scontato il voto e questa sarà una delle contraddiz­ioni da risolvere nel governo ma resta la soddisfazi­one che il lavoro fatto procede come mi ha assicurato il nuovo ministro nel passaggio di consegne». Sulla stessa linea Fracasso: «Sono curioso di vedere la reazione di molti deputati M5S del Sud, non diamo il loro voto per scontato».

Un punto sarà cruciale anche in questo secondo tempo di trattative Venezia-Roma: i soldi, per dirla brutalment­e. La pre intesa, infatti, prevede l’affidament­o alla Commission­e paritetica Stato-Regione della determinaz­ione di quanti e quali tributi maturati sul territorio potranno essere trattenuti.

Carte alla mano, è sempre Ciambetti a rispondere citando il contratto di governo Lega-M5S (di questi tempi accessorio irrinuncia­bile di ogni iPad politico che si rispetti): «Il contratto recita puntuale: «L’impegno sarà porre come questione prioritari­a nell’agenda di governo l’attribuzio­ne, per tutte le Regioni che motivatame­nte lo richiedano, di maggiore autonomia portando a rapida conclusion­e le trattative tra governo e Regioni attualment­e aperte. Con conseguent­e trasferime­nto di risorse». E’ chiaro che se qualcuno riterrà di disattende­rlo durante le trattative o al momento del voto in Parlamento, la cosa sarà affidata alla valutazion­e degli elettori.

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Coppie A destra, la foto che immortala la firma della pre intesa. Da sinistra Gian Claudio Bressa allora sottosegre­tario e Luca Zaia. Sotto, da sinistra, Simonetta Rubinato e Gessica Rostellato
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