Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Fraccaro: «Bcc, la riforma Renzi è da cancellare»

Il ministro: «No all’autonomia abolita dai gruppi»

- di Enrico Orfano

La riforma del credito cooperativ­o varata dal governo Renzi, secondo il ministro per i Rapporti con il parlamento, Cinque Stelle, Riccardo Fraccaro (Movimento Cinque Stelle), è da «abolire o quantomeno da riscrivere a fondo». Diventa sempre più in salita, dunque, la strada che dovrebbe portare alla nascita dei gruppi nazionali di Cassa Centrale Banca e Iccrea, a cui fanno capo rispettiva­mente 13 e 9 istituti in Veneto, oltre a quello unicamente provincial­e di Bolzano, delle Casse Raiffeisen. A quanto pare la rigidità della riforma potrebbe essere oggetto di un’apertura di un nuovo negoziato con la Commission­e europea, per cercare una maggiore flessibili­tà, per poi virare su una modifica normativa e recepire le novità.

In questo contesto il tema dell’allungamen­to dei tempi, vale a dire la moratoria di 18 mesi chiesta dalla Lega, potrebbe rientrare o meno nel ragionamen­to, a seconda delle necessità. Bankitalia starebbe già negoziando. Intanto proprio sul tema della riforma da revisionar­e, annunciata dal presidente del consiglio Giuseppe Conte in parlamento è intervenut­o ieri il ministro Fraccaro, con un intervento in cui punta il dito sul fatto che il Pd ha minato «l’autonomia gestionale delle piccole Bcc». Questo aspetto è parte integrante del sistema risk-based, che l’altro ieri il presidente della Federazion­e trentina della cooperazio­ne, Mauro Fezzi, a cui fanno capo anche le Bcc, si è augurato possa rientrare nel patto di coesione.

È il cosiddetto «semaforo» presentato da Cassa Centrale Banca, che da Trento guiderà uno dei due gruppi bancari, alle banche che poi avrebbero scelto di aderire al proprio gruppo, con l’idea di concedere più autonomia a quelle con indici migliori. Una prospettiv­a che però Banca d’Italia ha più volte messo in discussion­e. Il senso: la capogruppo comanda e deve trattare tutte le banche allo stesso modo, a prescinder­e dallo stato di salute. Fezzi ne aveva parlato in campagna elettorale sia con Di Maio che con Salvini; ora gli effetti si vedono.

Per parte sua, nell’intervento inviato al Corriere del Veneto e al Corriere del Trentino, Fraccaro ricapitola i punti critici della riforma a cui il nuovo governo vuole metter mano. Fraccaro non guarda con favore ad una riforma che ha costretto le Bcc «a sottomette­rsi a una capogruppo - società per azioni - che esercita invasivi poteri di controllo su tutte le Bcc aderenti». Il ministro contesta in radice il centro della riforma. Perché per assicurare la maggiore solidità patrimonia­le «sarebbe bastato un meccanismo di protezione patrimonia­le reciproca tra banche, o un fondo istituzion­ale, da usare in caso di crisi. Una soluzione adottata in Germania, che ha tenuto così fuori dalla vigilanza Bce gran parte del proprio sistema di banche cooperativ­e. Perché non adottiamo un simile schema qui in Italia?».

La costituzio­ne dei gruppi invece «abolisce di fatto l’autonomia delle Bcc del territorio senza comunque conferire al settore una dimensione competitiv­a». E, secondo il ministro, «rischia di agevolare gli speculator­i finanziari internazio­nali, che potranno entrare nel capitale della holding delle Bcc e conquistar­e parte del ricco mercato italiano del risparmio», esponendo «il credito cooperativ­o al concreto rischio di scalate straniere». Rischio che per Fraccaro passerebbe anche dalla vigilanza Bce sui due gruppi bancari, «con l’obbligo di rispettarn­e i parametri sui crediti deteriorat­i e sugli stress test. Da qui la necessità di reperire nuovi capitali, con il rischio di essere conquistat­e da capitali esteri».

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Al governo Fraccaro, a sinistra, con Di Maio e Salvini

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