Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Navi via da San Marco ma non dalla laguna Il ministro spero capisca»
Vecchio piano e nuovo governo: «Non si riparta da capo»
«Io sono qui pronto a collaborare con chiunque, ma bisogna accelerare sulle grandi navi altrimenti continueranno a passare davanti a San Marco», dice il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. (Il piano, stabilito dal Comitatone a novembre è di portare quelle più grandi a Marghera e far rimanere le più piccole alla Marittima entrando dalla bocca di porto di Malamocco).
Ma sindaco il Movimento Cinque stelle non vuole le navi in laguna e il ministro delle Infrastrutture è Cinquestelle.
«A no? E dove le vuole? Capiamoci: se non le vogliono far entrare, le lasciamo in mare? O le vogliono mandare a Trieste? Dovrebbero preoccuparsi i passeggeri che poi vanno in un altro porto. Io però aspetto le parole del ministro prima di commentare».
Proprio la manifestazione organizzata dai No Nav ha spinto la Costa Crociere a cancellare una nave che sarebbe dovuta arrivare sabato per dirottarla a Trieste. «Forse è quello che vogliono i No global, ma di sicuro non i cittadini che mi hanno votato. Ci sono posti di lavoro da mantenere, un’economia da non uccidere, e i turisti da trattare con i guanti bianchi. Loro però sono professionisti della protesta, fanno più rumore, organizzano manifestazioni scenografiche che colpiscono. Dicono che la città non vuole le navi e qualcuno gli crede, ma non è vero. Se la Costa è andata a Trieste sono riusciti già a raggiungere un traguardo importante (dice ironicamente, ndr).
Alla «marcia per la dignità» aderiscono un sacco di associazioni.
«Siamo in democrazia, tutti possono esprimersi, mi piacerebbe però che ogni tanto ci fossero proposte realizzabili per risolvere i problemi. Chiedono percorsi alternativi, ma non vogliono il canale Vittorio Emanuele perché non vogliono scavi in laguna. Guardi, ho l’impressione che le manifestazioni siano un modo per avere risonanza nei giornali, mentre io il mandato
l’ho ricevuto dagli elettori». Lei ha già parlato con il ministro?
«No, mi pare prematuro, penso che prima debba studiarsi con calma il dossier sulle grandi navi». Il rischio è che le compagnie scelgano altri porti.
«Il rischio? Dipende da cosa si vuole, mi sembra che ci siano persone che vogliono questo, nonostante qui si costruiscano navi: escono dalla Fincantieri per il canale dei Petroli. Ma a distruggere si fa presto».
Il decreto Clini-Passera è del 2012, di chi è la colpa se sei anni dopo non c’è ancora la soluzione alternativa?
«Qualcuno se la deve prendere questa responsabilità, a Roma ad esempio, anche di voler tagliare posti di lavoro, di uccidere un settore fiorente a Venezia, ma la città, ribadisco, ha detto cose diverse».
C’è un verbale del Comitatone che una strada, anzi due, l’ha individuata. «Certo, è stato individuata la sponda nord del canale industriale
Brugnaro Non è che cambia il ministro e decide cosa deve fare Venezia. Se ci dice di impiccarci, noi ci impicchiamo? Non siamo Taranto, non staremo zitti
nord per le navi più grandi mentre le crociere più piccole dovranno continuare ad andare alla Marittima. E’ una decisione ufficiale, c’erano tutti, c’erano le istituzioni. Le cose non si possono cambiare se cambiano gli attori, le istituzioni rimangono».
Le ripongo la domanda iniziale: non è preoccupato che si riparta da capo?
«Spero che il ministro capisca la situazione, voglio essere fiducioso. Io sono qui: disponibile a chiarimenti. Ma penso anche che i “compiti per casa” indicati nel Comitatone vadano fatti, e in fretta, per non farsi trovare impreparati quando sarà il momento del confronto finale. Siamo a un passo dalla soluzione adesso andiamo avanti e facciamo gli ultimi passi».
Sta parlando dei progetti per Marghera e Vittorio Emanuele? «C’era qualcuno che doveva farli».
Il Porto. Il presidente dice che li sta facendo, ha già fatto i carotaggi.
«L’ho letto oggi (ieri, ndr) sui giornali. Io non so dove li abbia fatti, sarebbe bello se me li facesse vedere, ma sono rispettoso dei ruoli, il compito di occuparsi di queste cose è dell’Autorità portuale e non del sindaco». E se alla fine si scegliessero soluzioni diverse?
«Guardi, non è che cambia il ministro e decide cosa deve fare Venezia. Se ci dice di impiccarci, noi ci impicchiamo? Non siamo Taranto, non staremo zitti...».