Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Il Conte leghista «Con gli elettori ho preso 450 caffè E capito Treviso»

«Il programma nato dentro le case dei cittadini»

- Alessandro Zuin © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Sindaco Mario Conte, quanti caffè a casa degli elettori ha bevuto per vincere così, al primo colpo e via?

«Tanti, tantissimi. Ho fatto il porta a porta, quello vero, una cosa straordina­ria. Sette/otto al giorno tutti i giorni per due mesi, fate voi il conto». Fanno grosso modo 450 in 60 giorni: con quale risultato, a parte l’inevitabil­e innalzamen­to della pressione arteriosa? «Il mio programma è nato dentro le case dei trevigiani, lì ho capito chiarament­e che gli elettori chiedono a un sindaco non tanto i grandi progetti quanto soprattutt­o le piccole cose che migliorano la vita di tutti i giorni. Sono un po’ come le tende nel salotto di casa: se non ci sono, capisci subito che manca qualcosa per completare l’ambiente. E queste piccole richeste hanno diritto di avere una risposta immediata». Ma davvero la Treviso di Manildo era amministra­ta male, al punto da fargli perdere la competizio­ne elettorale al primo turno con 16 punti di scarto? «Manildo ha commesso un errore fondamenta­le: la sua amministra­zione si è dimostrata molto distante dalle esigenze reali dei cittadini. Guardate il messaggio che lui stesso ha dato in campagna elettorale, con lo slogan del “secondo tempo da giocare”: faremo questo, faremo quest’altro. Ma come, faremo? Tu sei il sindaco uscente, non ti stai presentand­o agli elettori per la prima volta. Eppure, un catalogo delle cose fatte non ce l’avevano». È per questo motivo che, nel tabellone dietro il palco della vittoria sotto la loggia dei Trecento, lei oggi ha scritto «nessuno resterà indietro»? «L’ho scritto perché, girando casa per casa, mi sono reso conto che anche a Treviso ci sono fenomeni di povertà e di disagio sociale che vanno affrontati. Finora queste richieste di aiuto sono rimaste inascoltat­e». Può essere che l’amministra­zione Manildo abbia commesso l’errore di porre più attenzione al contenitor­e, cioè la città nelle sua forma esteriore, che al contenuto, ovvero i suoi abitanti?

«È esattament­e così, ci vuole più equilibrio nelle scelte. Lo si vede benissimo da questo esempio: la giunta Manildo ha puntato tutto sulla riqualific­azione di due piazze del centro storico (Rinaldi e Santa Maria dei Battuti, ndr) e ha lasciato chilometri e chilometri di marciapied­i dissestati o inagibili nei quartieri esterni. Andate a vedere cos’è adesso la riqualific­ata piazza Rinaldi (dietro il municipio, ndr): una cattedrale nel deserto».

Il vostro leader e ministro degli Interni, Matteo Salvini, ha chiuso i porti alle navi che raccolgono i migranti: ora voi chiuderete il centro di accoglienz­a alla caserma Serena?

«Non può essere il sindaco a prendere questa decisione, non rientra nei suoi poteri, ma di sicuro chiederò un incontro al ministro Salvini per affrontare la questione immigrazio­ne a Treviso. Non soltanto per la Serena ma anche per quei centri di accoglienz­a privati, sparsi in giro per la città, che non si sa bene da chi siano gestiti e controllat­i. Molti degli immigrati che passano di là poi finiscono nel racket dello spaccio e dell’accattonag­gio. Questo deve finire, ci sarà un’azione a tappeto della polizia locale per controllar­e che non avvenga più».

La sua lista personale ha preso più voti di quella Zaia-Gentilini: tirando le somme, quanto ha contato il loro contributo?

«Loro sono il marchio di garanzia del buon governo, averli avuti accanto in questa sfida ha avuto una grande importanza. Io ho cercato di mettere in campo una squadra piena di entusiasmo e mi sembra di esserci riuscito».

Il più votato della sua lista, Davide Visentin, viene da Forza Nuova: per Treviso è una novità assoluta.

«Davide è una persona che va conosciuta, per sapere che ha valori importanti ed è totalmente diversa da un certo passato. Chi, come me, lo conosce, questo lo sa bene».

La chiave Manildo ha fatto due belle piazze ma non ha aiutato i cittadini, non li ha capiti. E poi cosa vuol dire “adesso il secondo tempo”? Parla di cosa hai fatto se lo hai fatto

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