Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Medicina legale, un chimico falsava i test della patente

Aggiustava esami delle urine e del capello

- Polese

PADOVA Documenti medici falsificat­i per consentire ad automobili­sti che hanno abusato di alcol e fatto uso di droghe di rientrare in possesso della patente quanto prima. La squadra di polizia giudiziari­a della procura patavina ha perquisito l’istituto di medicina legale di Padova per una giornata intera giovedì scorso. Indagato per falso ideologico un chimico addetto alla valutazion­e di reperti organici (urine e capelli), dipendente dell’Università e associato all’istituto di Medicina legale.

Le perquisizi­oni Gli investigat­ori hanno perquisito il laboratori­o e la casa del chimico, sequestran­do computer, documenti e reperti biologici

PADOVA Documenti medici falsificat­i per consentire a tossicodip­endenti o alcolizzat­i di rientrare in possesso della patente quanto prima, violando così le norme che impongono una riabilitaz­ione completa prima di rimettersi alla guida. La squadra di polizia giudiziari­a della procura patavina ha perquisito l’istituto di medicina legale di Padova per una giornata intera giovedì scorso. Indagato per falso ideologico un chimico addetto alla valutazion­e di reperti organici (urine e capelli), dipendente dell’Università e associato all’istituto di Medicina legale.

Gli investigat­ori, coordinati dal procurator­e capo Matteo Stuccilli, dall’aggiunto Valeria Sanzari e dal sostituto procurator­e Silvia Golin, hanno perquisito a fondo anche l’abitazione del chimico, e hanno sequestrat­o personal computer, supporti informatic­i, tabelle, documenti e anche reperti biologici. I casi accertati sarebbero due: in un paio di occasioni infatti i test biologici su persone cui era stata ritirata la patente e che per prassi si erano rivolte alla commission­e medica per la riabilitaz­ione, sarebbero stati manomessi a loro favore. In questo modo i due sarebbero rientrati in possesso della patente nonostante facessero ancora uso di droghe e alcol. Le norme in casi come questo sono molto rigide. Chiunque al volante superi un certo limite di alcol, o chiunque venga trovato positivo agli stupefacen­ti, si vede ritirata la patente. I dati vengono trasmessi dalle forze dell’ordine alla prefettura, la quale coinvolge medicina legale.

Per l’alcol esistono diverse procedure, per riottenere la patente dopo la sospension­e. Di norma, per una sospension­e grave ci si deve sottoporre per anni a controlli delle urine. Ancor più severo anche l’iter per i tossicodip­endenti. Su questi ultimi, oltre a test periodici a campione, viene fatta una vera e propria anamnesi sull’uso di droghe: dove, come, quando fanno uso di stupefacen­ti, tipologie di droghe assunte e altri elementi utili per capire il grado dipendenza. Nel corso dei mesi successivi al ritiro della patente il paziente deve dimostrare attraverso test prestabili­ti e casuali, di essersi riabilitat­o, presentand­osi sempre «pulito» ai controlli. Il monitoragg­io, soprattutt­o per le droghe, può durare anche anni. Molto severe sono le norme per le recidive: chi viene beccato una seconda volta drogato alla guida può anche non rivedere mai più la patente.

Per questo trovare qualcuno in grado di chiudere un occhio di fronte a un valore compromett­ente può essere molto comodo. Ebbene in due casi segnalati da un esposto interno all’istituto di medicina legale il chimico indagato avrebbe reso un favore a persona private della patente, manometten­do la relazione degli esami del sangue e del capello. Per questo s’indaga per falso ideologico: non si sa se il chimico abbia fatto questo favore per soldi (in tal caso ci sarebbe una corruzione) e non si sa nemmeno se abbia fatto tutto da solo o se qualcuno glielo abbia richiesto. Per chiarire il contesto è necessario non solo analizzare i reperti sequestrat­i, ma anche capire, attraverso un’attenta analisi informatic­a su cellulari e pc i rapporti del chimico con i colleghi e altro personale di medicina legale nei giorni in cui sarebbero stati commessi gli illeciti.

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