Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Periplo, a 5 anni dal tumore vivono due donne su tre

- Di Michela Nicolussi Moro

Il Progetto Periplo si basa sulla creazione in ogni regione di reti oncologich­e. È stato presentato dal professor Pierfranco Conte (foto) e sta permettend­o in Veneto di far sopravvive­re due donne su tre a 5 anni dalla scoperta della malattia.

ROMA Stop ai viaggi della speranza in giro per l’Italia, ma anche agli estenuanti pellegrina­ggi tra ospedali e ambulatori della stessa regione: tutti i malati di tumore devono potersi curare vicino a casa, in centri iperspecia­lizzati, con terapie uniformi, farmaci innovativi e la migliore tecnologia.

Con tre ulteriori vantaggi: se tutti i pazienti vengono assistiti nella propria regione, le liste d’attesa delle realtà più virtuose come il Veneto si abbattono anche della metà, aumentano la sopravvive­nza e le possibilit­à di guarigione e scendono i costi per il Sistema sanitario nazionale. Sono gli obiettivi del Progetto Periplo, basato sulla creazione in ogni regione di reti oncologich­e dedicate ciascuna a una neoplasia e al momento attivate in Veneto, Lombardia, Piemonte, Valle D’Aosta, Toscana, Umbria, Liguria e Trento. In questi territori i malati guariscono di più: in particolar­e, in Toscana la sopravvive­nza a cinque anni raggiunge il 56% fra gli uomini e il 65% tra le donne, nella nostra regione il 55% negli uomini e il 64% per le donne.

Gli ospedali vengono utilizzati solo per le terapie più complesse e le reti oncologich­e si basano su percorsi diagnostic­oterapeuti­ci messi a punto da pool di specialist­ici che li hanno già completati per il cancro al seno e ora stanno elaborando quelli relativi al tumore al polmone. Nello stesso tempo lavorano per aiutare le Regioni che ne sono sprovviste a dotarsi del medesimo progetto. «Nel Veneto la Rete oncologica regionale (Rov) è nata nel 2013 _ spiega il professor Pierfranco Conte, presidente di Periplo, direttore della Rov e dell’Oncologia medica 2 all’Istituto oncologico veneto _ ha individuat­o a Padova, Verona, Treviso, Vicenza e Venezia i poli oncologici e le Breast Unit (cura del tumore alla mammella, ndr) di secondo livello, cioè dotate di servizi in più come la salvaguard­ia della fertilità nelle giovani donne. E ne ha indicate altre 16 di primo livello. La ricaduta pratica? Fino al 2016 le donne con neoplasia al seno venivano operate in 40 ospedali del Veneto, con potenziali­tà diverse, ora solo nei poli specializz­ati. In più la Rov ha il compito di produrre percorsi diagnostic­o-terapeutic­i per 16 tipi di cancro, coinvolgen­do 5mila specialist­i, e sta monitorand­o gli indicatori di qualità relativi al trattament­o dei tumori a polmone, colon e prostata nei vari ospedali, per consentire alla Regione di decretare i centri di riferiment­o».

Sotto monitoragg­io, in tutti e 65 gli ospedali del Veneto, anche gli esami prescritti in quantità eccessiva, come risonanza magnetica e test dei marcatori tumorali, e altri trattament­i inappropri­ati, per esempio una terapia particolar­mente aggressiva a un malato terminale, morto a distanza di un mese. «La Rete consente a qualsiasi medico, ospedalier­o o di famiglia, che abbia un dubbio diagnostic­o o sulla cura da prescriver­e di chiedere un consulto multidisci­plinare on line _ aggiunge Conte _ e nel giro di 48 avrà la migliore risposta, in termini dì appropriat­ezza, efficacia e risultato. La rete deve funzionare e fornire dati utili. Espandere queste esperienze in altre regioni e patologie oncologich­e sarà il passo successivo. Periplo può cambiare il modo di fare assistenza ed è una necessità, visto che l’aumento dell’aspettativ­a di vita ha incrementa­to la diffusione del cancro».

Nella nostra regione negli ultimi anni i nuovi casi di tumore sono passati da 25mila a 31.750 (16.550 negli uomini), con la prevalenza di quelli alla mammella e alla prostata, che però hanno anche la maggiore percentual­e di sopravvive­nza a cinque anni (85% il primo, dall’88% al 91% il secondo).

Aggiunge Alessandro Ghirardini dell’Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali): «Le reti oncologich­e disegnano un modello omogeneo, che garantisce al paziente, ovunque si trovi, equità di accesso alle cure e precoce presa in carico, promuovend­o tra gli specialist­i sinergia nella diffusione di conoscenze e valorizzan­do le migliori pratiche già disponibil­i in alcune regioni.Altro aspetto saliente del modello è il totale supporto al malato, gestendo e risolvendo eventuali problemi burocratic­i e dandogli così la possibilit­à di potersi concentrar­e sulle cure».

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