Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Nova Bassano, riscopriam­o la nostra storia di migranti»

Sindaco e gruppo «Le Arti per Via» in Brasile per rinnovare il gemellaggi­o

- Raffaella Forin

BASSANO Anche il Bassanese ha una storia di emigrazion­e. È quella iniziata alla fine dell’Ottocento che, fino alla prima metà del secolo scorso, sulla spinta del miraggio di un lavoro e di una migliore qualità della vita, portò migliaia di veneti ad attraversa­re l’oceano per approdare in «Merica», termine generico che spesso indicava il Brasile. La maggior parte si stabiliva nel Rio Grande do Sul. Ed è in quella zona che le persone partite dalla Pedemontan­a fondarono Nova Bassano. Un modo per mantenere vivo l’affetto e il legame con la loro terra lontana per la quale provavano profonda nostalgia.

Sessant’anni fa, l’allora amministra­zione siglò un gemellaggi­o con i suoi emigrati in Brasile che avevano costituito la nuova comunità. Un’unione in seguito trascurata, ma che oggi è pronta a rafforzars­i e a consolidar­si. A fine luglio, il sindaco Riccardo Poletto, con l’assessore Angelo Vernillo, volerà in Sudamerica per sottoscriv­ere un nuovo patto di amicizia. «Rinsaldere­mo il rapporto istituzion­ale e attiveremo contatti tra le scuole delle due città - spiega Poletto - Abbiamo riscoperto questo gemellaggi­o grazie al gruppo storico cittadino Le Arti per Via che durante la sua tournée in Brasile, il 29 luglio, proporrà uno spettacolo a Nova Bassano, a margine della cerimonia per il rinnovo del legame». Quella degli emigrati locali in Sudamerica è una storia fatta di molte rinunce, sofferenze e pesanti silenzi. Poco conosciuta, è stata approfondi­ta dall’italo-brasiliana Catia Dal Molin, che ha portato a galla un capitolo particolar­mente drammatico di quel periodo, sconosciut­o ai più. Dopo aver svolte ricerche, analizzato documenti, raccolto i racconti dei discendent­i degli emigrati, con il contributo del Rotary bassanese e distrettua­le, ha pubblicato il libro «Ti tasi sempre. Ti parli mai». Vi riporta le severe restrizion­i e punizioni cui erano sottoposti i connaziona­li perché appartenen­ti ad una nazione politicame­nte contraria a quella in cui erano stati accolti. «Con la seconda guerra mondiale, sotto il governo di Getulio Vargas, la pressione fu tale che contro gli italiani si registraro­no carcerazio­ni, rivolte, distruzion­i, il divieto di parlare la loro lingua - riferisce l’autrice - e il nome di Nova Bassano venne, per un periodo, cambiato in Silva Pais». La cittadina fu fondata da immigranti giunti sul posto attorno al 1890. Tra loro c’era anche il padre scalabrini­ano Pietro Colbacchin­i (bassanese) che nel 1896 pagò di tasca propria 1.200 lire per acquistare un’area di 70 ettari sulla quale costruire le case per gli oltre 1.500 coloni bassanesi e la chiesa.

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Fine Ottocento I primi migranti bassanesi arrivati in Brasile

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