Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
C’è l’aumento di capitale da 7 milioni Serenissima tenta di uscire dalla crisi
La Sgr tra ispezioni Consob e multe per antiriciclaggio: «Ma ora possiamo ripartire»
VERONA Serenissima sgr completa un aumento di capitale da
7 milioni per uscire dai guai. «Si apre una strada importante per chiudere la messa in sicurezza e tornare a creare valore per azionisti e quotisti». Massimo Tivegna, il manager arrivato giusto un anno fa da Unicredit, dov’era responsabile del network real estate, mette la prima base decisiva nel risanamento, dopo un anno di lavoro duro. In una struttura finanziaria di non poco conto, in Veneto. Serenissima è la società di gestione del risparmio, sede a Verona, creata nel 2004 dall’autostrada Brescia-Padova e finita poi sotto il controllo, nel 2011, della Centrale finanziaria, la boutique d’investimento presieduta da Giancarlo Elia Valori. Quota salita, a inizio 2016, dal 51% al 75%, con l’acquisizione del residuo 24% di BresciaPadova, e poi, un anno dopo, al
94,5% (le azioni sono in parte in pegno a Popolare di Bari ed Mps), dopo l’acquisto del 17,6% detenuto in parti uguali da Banco Popolare, Mediolanum, Ubi e Bpvi. E che vede il rimanente 5,5% in mano agli americani di Durendal Ventures, che l’avevano acquistata l’anno scorso dall’ex amministratore delegato Luca Giacomelli, in contemporanea alla sua uscita.
I 7 milioni arrivano dalla Centrale, nonostante la crisi della finanziaria e i dissidi che dividono la compagine degli azionisti, tra cui spiccano come secondo socio col 18% le Acciaierie Valbruna della famiglia Amenduni. Crisi che ha portato la Centrale a chiudere il 2017 con perdite per 31 milioni, dovute principalmente proprio all’azzeramento del valore di Serenissima sgr, costato 21 milioni. L’operazione è stata chiusa lunedì scorso. «Ora siamo patrimonialmente solidi per mettere in pista un percorso che crei valore – dice Tivegna -. L’aumento di capitale era fondamentale per il piano industriale studiato in accordo con Banca d’Italia e Consob».
E tentare di uscire da una situazione alquanto complicata. Ancora nel 2016 Serenissima sgr, salita tra le prime dieci realtà italiane del settore, con un valore degli immobili consolidati nei 17 fondi in gestione di 1,4 miliardi di euro e un patrimonio netto dei fondi di 658, dichiarava un bilancio chiuso in utile per 1,4 milioni di euro con commissioni di gestione per 8,2. Ed aveva rilevato la gestione di otto fondi di Est Capital, la sgr padovana partecipata da Veneto Banca messa in liquidazione da Banca d’Italia.
Solo due anni dopo la realtà che emerge è ben diversa. Serenissima chiuderà il bilancio 2017 il 6 luglio. Ma il quadro complessivo è già noto, con una perdita per 11,6 milioni di euro, esposto nella relazione sulla situazione patrimoniale al 30 dicembre 2017, esaminata dall’assemblea straordinaria dei soci del 20 aprile che ha approvato l’aumento di capitale per ripianare le perdite e ricostituire a 3,2 milioni il capitale sociale finito in negativo per 3.
Quadro difficile finito sotto la lente della vigilanza. La Consob ha in corso un’ispezione dal 19 marzo. «La durata potrebbe essere non breve», aveva detto ai soci, secondo il verbale, il presidente Andrea Gemma in assemblea. In parallelo a quelle Consob, stanno andando avanti, sempre come precisa il presidente ai soci in assemblea, «approfonditi accertamenti dei fondi e dei veicoli societari in essi compresi, in piena trasparenza e cooperazione con le autorità». «Con Consob il clima è positivo e il dialogo sta andando avanti nella massima collaborazione», sostiene Tivegna.
E poi c’è la vicenda che arriva al dunque dell’ispezione, tra aprile e maggio 2015, dell’Uif, l’Unità d’informazione finanziaria della Banca d’Italia, l’autorità centrale antiriciclaggio, che aveva contestato la mancata segnalazione di operazioni sospette a Giacomelli, all’ex presidente Attilio Schneck e al consigliere Luca Galli. Con multe milionarie del ministero dell’Economia, sospese dal tribunale civile di Roma dopo i ricorsi dei tre, e ora chiusa, per Galli e Schneck, con le sentenze del 23 maggio e 27 giugno, con multe di tremila euro.
Il quadro di fondo è complicato poi dalla situazione di crisi di alcuni dei fondi gestiti. Uno su tutti, il fondo immobiliare Sansovino, che ha tra i quotisti la Consap del Tesoro. Finito in crisi, tra decreti ingiuntivi, pignoramenti e sollecitazioni di pagamento per quasi 2,8 milioni di euro, con il rischio della messa in liquidazione delle società-veicolo. Per Sansovino il cda di Serenissima ha approvato la richiesta, il 27 marzo, di depositare una richiesta di concordato prenotativo per poi trattare con le banche la ristrutturazione del debito. Ma il tribunale ha rigettato l’istanza, concludendo in sostanza che lo strumento non si può applicare ai fondi. «Continueremo a trattare con le banche - dice Tivegna - Sansovino ha un Nav, un valore netto, importante, di 30 milioni. L’ottica è di valorizzare e andare alla liquidazione. Ho fiducia che il piano possa andare a segno con vendite ordinate. Stiamo chiudendo due cessioni importanti capaci di portare liquidità per 8 milioni».
Su 17 fondi gestiti 5 sono quelli in difficoltà (Sansovino, Xenia, Oplon, Real Sequoia e Real Est I). «In tre casi su cinque il Nav è negativo. Per tutti abbiamo messo a punto piani di ristrutturazione specifici. I fondi di Est Capital? Alcuni vanno molto bene, due hanno Nav negativo. Ma il problema non è venuto da lì - sostiene Tivegna -. Questa è un’azienda cresciuta tanto, alcuni fondi erano stati creati in pieno boom, a valori che non si vedono più. Era il momento di una rivisitazione critica. Ero stato chiamato inizialmente per fare sviluppo; d’accordo con il cda abbiamo deciso invece di fare pulizia, partendo da un bilancio in perdita e un piano industriale di messa in sicurezza e di rilancio».
È il piano 2018-’20: «Inizieremo a svilupparlo da settembre, visto lo spostamento in avanti di qualche mese dell’aumento di capitale - conclude Tivegna -. Prevediamo il pareggio per il 2018-’19 e ricavi e margine operativo lordo che riprendono a crescere dal 2020. Avremo bisogno di rafforzare la struttura con assunzioni e pensiamo al lancio di qui al 2020 di un paio di fondi in settori alternativi come la logistica e le residenze per anziani. Ma l’obiettivo, più che la dimensione, sarà di valorizzare quanto più possibile gli asset in gestione, puntando ad esempio sulle commissioni di performance».
” Tivegna Ora possiamo sostenere il piano industriale