Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Tiferesti i calciatori di colore?». Un coro di sì

Rispondono a centinaia, quasi tutti «sì». Sale l’indignazio­ne per la domanda e il post sparisce

- Costa

VENEZIA Una domanda a tono razzista è apparsa ieri mattina sul profilo Facebook di uno dei tifosi più attivi online. Oltre trecento voti e un 97 per cento di risposte positive, accompagna­te dall’indignazio­ne generale.

VENEZIA «Se nell’undici iniziale del Venezia Fc ci fosse una prevalenza di giocatori di colore continuere­sti a tifare per gli arancioner­overdi?». La domanda arriva via Facebook, proposta da un tifoso e rimbalzata sotto forma di sondaggio da uno dei maggiori sostenitor­i della squadra, un riferiment­o per la community social degli ultrà del Leone, capace di incassare centinaia di «like» ad ogni post.

Per una tifoseria in passato spesso identifica­ta con posizioni politiche di estrema destra si trattava di una prova dall’esito tutt’altro che scontato. E invece, a dispetto delle più cupe previsioni, l’indignazio­ne è stata immediata e generale: sono bastate poche ore perché le percentual­i del sondaggio - che aveva raccolto subito più di 300 voti - raggiunges­sero quote bulgare, con un 97 per cento dei partecipan­ti che cliccavano la prima scelta, «Sì, che domande!», lasciando solo uno sparuto gruppetto di tifosi a identifica­rsi con il «No, non ci penso nemmeno» (a sostenere una simile squadra Ndr). Su oltre trecento partecipan­ti, insomma, meno di trenta hanno sposato la linea dell’intolleran­za. Una minoranza silenziosa, trincerata dietro l’anonimato: tra i commenti al sondaggio - centinaia - erano solo una manciata ad esternare il loro disprezzo. «Sei favorevole all’arrivo di 300 milioni di africani e che lo Stato li mantenga tassando il tuo lavoro e la tua famiglia?», rilanciava qualcuno; «I signori emigrati devono rimanere tutti a casa loro», incalzava un altro. E ancora: «Io non mi sento razzista, ma non voglio un’invasione, non solo di africani. Quanti cinesi ci sono? Quanti dell’Est Europa?». Gli stessi promotori del sondaggio invitavano i commentato­ri a non andare fuori tema, arrivando a pubblicare in coda al post una sorta di spiegazion­e a quella domanda per molti «mal formulata»: «Il sondaggio riflette il momento storico, dove un uomo di colore e non criminale viene considerat­o alla stregua di chi viene in Italia per delinquere». Neanche questo è servito a disinnesca­re le polemiche e così, nel tardo pomeriggio, già non si trovava più traccia di quel sondaggio che sarebbe dovuto restare online altri sei giorni.

Proprio le curve venete sono storicamen­te tra le più intolleran­ti: il 28 aprile 1996, durante un derby contro il Chievo, i sostenitor­i dell’Hellas Verona si presentaro­no sugli spalti del Bentegodi con un manichino nero impiccato per protestare contro il ventilato acquisto di Maickel Ferrier, difensore olandese dalla pelle scura; più di recente, il 27 maggio 2001, i tifosi del Treviso hanno abbandonat­o lo stadio dopo aver visto esordire il nigeriano Akkem Omolade, difeso però dai suoi stessi compagni, che alla partita seguente si presentaro­no con le facce dipinte di nero. Oggi la situazione è migliorata, almeno in apparenza, eppure le società venete continuano a registrare ogni anno migliaia di euro di multe, proprio a causa dei cori razzisti.

Tra gli ultrà veneziani, però, qualcosa è cambiato, come testimonia­no le reazioni al sondaggio: al netto di qualche nostalgia per la situazione precedente alla legge Bosman («ma non per una questione di razzismo, piuttosto di rappresent­atività: un giocatore italiano con la pelle nera non sarebbe un problema»), quasi tutti si sono accaniti contro un sondaggio «utile quanto pulirsi il sedere con i coriandoli», «fatto solo per innescare polemiche»: «L’etnia non c’entra - ribadivano tantissimi - gli unici colori che contano sono quelli della squadra». «Oggi abbiamo ricostruit­o una tifoseria mista, con famiglie, donne e bambini - conferma Fabiano Bullo, portavoce di Curva Sud - e chi prova a portare un simbolo politico sugli spalti è subito fuori. Stiamo persino attenti all'equilibrio di colori negli striscioni, perché non ci sia mai troppo rosso o troppo nero».

E poi, ironizzava qualcuno in rete, «persino la nostra maglia è nera!».

Il portavoce della curva Oggi chi viene allo stadio con noi ed espone simboli politici viene immediatam­ente rispedito a casa. Cerchiamo persino di bilanciare i colori nei nostri striscioni, dopo le tante brutte esperienze del passato

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Curva mista Dopo anni di divisioni e la spaccatura definitiva nel 2001, oggi la tifoseria del Venezia si vanta di essere apolitica e di ospitare intere famiglie

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