Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Lo zio leghista e gli sfottò su whatsapp
A Riese resta Ricky: «Gli amici mi ancorano bene a terra»
RIESE PIO X (TREVISO) E’ arrivato a piedi, al fianco il papà Dionisio, idraulico con una vena artistica nel modellare il ferro. Passo sicuro fino al Municipio dove il sindaco Matteo Guidolin lo ha atteso e abbracciato. «Ciao Ministro». «Ciao Matteo». «Mi sa che fatico a chiamarti ancora Ministro, sai, Riccardo». «Fai bene». Ridono.
Attorno, forze dell’ordine schierate, il prefetto Laura Lega, la Giunta e qualche curioso per accogliere il ritorno a casa di Riccardo Fraccaro, il ministro riesino. È il suo primo rientro dopo la nomina. “Ho pensato: e si mi tirano i pomodori? Invece c’è un enorme affetto», racconterà poco dopo in Casa Riese, dove una folla di quattro, cinquecento concittadini lo ha applaudito, circondato da famigliari, amici e professori di quando era a scuola. Perché Fraccaro è riesino a tutti gli effetti.
Sui mass media nazionali c’è chi lo ha spacciato per montebellunese, dove è nato. O per trentino, dove ha studiato all’università Legge e da dove è partito per l’Erasmus, quando per la prima volta ha iniziato a surfare. «Ma tu sei riesino e per questo ti regaliamo pure la t-shirt con logo comunale», ha sorriso ancora Guidolin in sala giunta, nella mezz’ora di colloqui istituzionali prima del bagno di folla nell’auditorium della Pro Loco: «Se fai jogging a Roma, usala per farci pubblicità». Fraccaro ha ringraziato di nuovo il sindaco-cantante, leader dei Los Massadores, lui «ministro grunge» che venera i Pearl Jam. E poi ha poi si è tuffato nelle strette di mano, nei selfie, nelle richieste di chi lo circondava. Perché, vada come vada, dopo Papa Pio X e alla pari di qualche cardinale e una manciata di sportivi, adesso è lui il riesino più celebre: è il primo Ministro della storia di un comune da diecimila abitanti dove la Lega l’ha sempre fatta da padrona. E dove – va detto per inciso – lo zio Battista Cirotto, anima del basket locale, è stato vicesindaco del Carroccio. Poi c’è stato pure chi lo ha paragonato al partigiano Masaccio, forse in memoria dei suoi vent’anni rivoluzionari, quando a Trento gli davano del leghista e a Riese del comunista: «Ma adesso forse esageriamo», ha scherzato lui al microfono di un palco che ha dominato a lungo.
Sette lunghi applausi prima dell’ovazione finale: a scatenare i suoi concittadini il tema dell’autonomia del Veneto, il taglio dei vitalizi, la legge elettorale da cambiare, l’aiuto alle vittime delle popolari venete e un paio di battute: «Spero di tornare qui fra cinque anni e ottenere gli stessi applausi» si è scansato lui prima di incontrare la professoressa Luciana Rech, che a scuola gli aveva insegnato Educazione Civica: «Era il primo della classe», si emoziona lei sotto i flash di Zoppa, il fotografo dei grandi appuntamenti riesini. C’era la mamma Assunta, timida nel ricevere da una signora una proposta di legge per chi soffre di problemi alla vista: «“Riccardo deve essere forte, deve scalare muri enormi», diceva orgogliosa. C’erano il fratello Giacomo e la sorella Laura, un tempo collaboratrice del Corriere del Veneto. Ma da Trento era venuta pure Francesca, la
L’incontro Si è presentata anche la sua prof di educazione civica: «Eri il più bravo»
compagna, impegnata a controllare la primogenita Beatrice: «Sono contenta che i suoi amici lo abbiano accolto tanto bene», dice lei con un pancione da sette mesi: a breve nascerà la secondogenita Celeste. E poi ancora cugini, zii e amici. A proposito, c’erano anche quelli che di solito «Riky» vede quando torna a Riese Pio X per una birra al pub a due passi da casa. Insieme, hanno un gruppo WhatsApp: «Lì mi prendono sempre in giro e mi tengono ancorato a terra», dice il ministro, abbracciandoli ad uno ad uno. Lui sorride e scappa con la mamma e il babbo. A pranzo, in famiglia, finalmente. Dove hanno preparato pomodori ma sicuro resteranno nel piatto.