Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Ghiotto di nuovo a processo. Ma è un errore
Il faccendiere a giudizio per un assegno rubato, per il quale ha già patteggiato
VICENZA Nuovo processo per Andrea Ghiotto, il re della frode fiscale, ma nessuna ulteriore condanna. La pena per il reato che gli veniva contestato, la ricettazione di un assegno in bianco, risultato rubato, l’aveva già patteggiata a dicembre di quattro anni fa, come spiegato in aula dal suo avvocato, Lucio Zarantonello. Stesso dicasi per gli altri due a processo con lui: Stefano Parise di Arzignano, l’ex amico per la pelle di Ghiotto, e William Poropat di Vicenza, difeso dall’avvocato Lino Roetta (la sentenza per loro era stata emessa a marzo di quest’anno). Come sia potuto succedere che venisse instaurato un processo sulla base dello stesso capo di imputazione, è stato dovuto probabilmente ad una svista, ad un accavallamento, del resto i procedimenti in corso a carico del faccendiere di Zermeghedo in carcere da inizio giugno non sono pochi e alcuni sono stati stralciati. Il tribunale ieri mattina ha quindi emesso sentenza di non doversi procedere nei confronti dei tre per essere già stati condannati (nel caso di Ghiotto il patteggiamento di fine 2014 ad un anno e mezzo di reclusione e 900 euro di multa è nel frattempo diventata definitiva). L’assegno in bianco della Banca Popolare di Vicenza di cui veniva contestata la ricettazione era uno di quelli scoperti nel 2014 dalla guardia di finanza, nell’ambito di un’operazione più vasta che aveva portato una decina di persone nei guai, considerate della banca degli assegni contraffatti. Innumerevoli titoli di pagamento rubati alla «Sogetras» e compilati, per un valore di circa 2 milioni di euro, pronti per essere portati all’incasso in banche della Romania. Ma il progetto criminale non era andato in porto. Solo una delle operazioni delle fiamme gialle vicentine in cui era incappato il faccendiere già noto come maxi evasore totale, che ha fatto scrivere ancora molto di sé tra usure ed estorsioni, e in ultima in ordine di tempo anche per una tentata truffa che riguarda un carico di pellame da oltre 50mila euro. Altro procedimento ancora aperto per lui. Nel frattempo è già più di un mese che il 47enne è in cella per scontare oltre sei anni, pena diventata esecutiva.