Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Cinque colpi di pistola contro la casa di Gervasutti
Padova, colpita l’abitazione di Ario Gervasutti. Tre bossoli nella stanza del figlio. Indagini a 360 gradi
PADOVA Attentato alla casa di Ario Gervasutti (in foto), giornalista del Gazzettino, ex direttore del Giornale di Vicenza. Cinque colpi di pistola, tre entrati nella camera dei figli. Scattate le indagini. «Un atto mafioso».
PADOVA Cinque colpi di pistola sparati contro l’abitazione e una fuga tanto silenziosa quanto invisibile. Un attentato alla casa di Ario Gervasutti, giornalista professionista di 55 anni caporedattore de Il Gazzettino, ed ex direttore de Il Giornale di Vicenza, ha scosso ieri notte il cuore del quartiere Chiesanuova, prima cintura urbana di Padova, in una strada dove si susseguono villette e piccoli appartamenti in condomini residenziali. Verso l’1.45, mentre il giornalista era in casa insieme alla moglie e ai due figli di 20 e 24 anni, qualcuno si è fermato all’esterno dell’abitazione, ha mirato verso la finestra al primo piano dove stava dormendo il secondogenito e ha fatto partire la scarica di proiettili. I colpi sono stati esplosi da una pistola a tamburo a distanza di una frazione di secondo l’uno dall’altro: «Ho sentito tum, tum, tum, tum, tum e mi sono subito accorto che era stata colpita l’abitazione», ha raccontato il giornalista. Il primo a gridare è stato il figlio 20enne che ha urlato al padre «ci hanno sparato». Tre dei proiettili hanno centrato la persiana abbassata e sono entrati nella stanza dove la finestra era aperta. Un bossolo è stato trovato nel soffitto, un altro nella parete e il terzo nell’armadio. Fortunatamente il 20enne in quel momento era a letto ed è stato schivato.
Altri due bossoli sono finiti nel muro e nel massetto del balcone, sulla parte esterna della casa. Il rumore delle esplosioni ha subito svegliato Gervasutti, che dopo essersi messo al sicuro nel corridoio con la famiglia, ha allertato le forze dell’ordine. Sul posto sono giunti i carabinieri che hanno eseguito i rilievi fino alle prime luci dell’alba, proseguendo poi tutti gli accertamenti sino a mattina inoltrata. Ogni metro quadrato del perimetro interno ed esterno dell’abitazione è stato passato al setaccio, con catalogazioni e intervento del reparto investigativo che ha raccolto anche le testimonianze dei vicini.
La versione fornita ai militari è stata la stessa da parte di tutti i dirimpettai, svegliati dalle esplosioni e che non hanno notato nulla di particolare. Le indagini sono scattate immediatamente, Gervasutti è stato ascoltato fino a mezzogiorno al comando generale dei carabinieri di Padova, dove ha raccontato tutte le inchieste più importanti a cui ha partecipato prima a Milano da redattore de Il Giornale, poi al Gazzettino come inviato e infine da direttore de Il Giornale di Vicenza. Gli investigatori stanno visionando tutti i frame della video-sorveglianza. In quella zona ci sono le telecamere di una banca e del distributore di benzina, oltre a quelle interne all’abitazione. I militari stanno cercando il movente di un’intimidazione apparentemente senza una causa precisa. Gli inquirenti non escludono alcuna ipotesti: sono stati visionati tutti gli articoli pubblicati di recente per trovare una chiave di un attentato identico nelle modalità a quelli di stampo mafioso. Chi ha sparato lo ha fatto con estrema precisione, si tratta di un professionista, abilissimo a mimetizzarsi e a scappare senza farsi sentire. Nessuna macchina è stata vista fuggire, così come nessuna moto. Si indaga sia sulla vita dei figli, entrambi studenti universitari, sia su quella della moglie, insegnante in una scuola di Campodarsego, anche se nessuno dei parenti ha mai avuto problemi con la giustizia. Gli inquirenti stanno verificando la pista politica, ma le attenzioni maggiori sono concentrate sulla vita professionale di Gervasutti che nella sua carriera ha seguito le vicende di Tangentopoli negli anni ’90 e da direttore de Il Giornale di Vicenza ha vissuto in prima linea il crack della banca Popolare. Negli ultimi due anni il 55enne svolge un ruolo interno al Gazzettino, scrive poco, se non editoriali di carattere politico ed economico. Un particolarità? Non si è mai occupato di criminalità organizzata o mafia. «Mi auguro si sia trattato di uno scambio di persona», ha ribadito più volte il giornalista, ipotesi questa non ancora scartata.