Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Avvocati bocciati, scoppia il caso

All’esame di Stato veneti penultimi in Italia. «Il ministero della Giustizia mandi gli ispettori»

- Marco Bonet

VENEZIA Sessione da tregenda per i praticanti avvocati del Veneto, partiti pieni di speranze per affrontare la prima prova del fatidico esame di abilitazio­ne profession­ale e rientrati furiosi dopo aver scoperto di essere tra i peggiori d’Italia. «Una strage» si legge tra social network, forum e siti di riferiment­o, specie se confrontat­i con i risultati messi a segno dagli altri distretti d’appello. Pierantoni­o Zanettin, ex Csm. «L’unica strada è il ricorso al Tar».

VENEZIA È andata peggio solo a Caltanisse­tta. E lì, gli aspiranti avvocati, erano molti meno, all’incirca un quinto. Sessione da tregenda per i praticanti del Veneto, partiti pieni di speranze per affrontare la prima prova del fatidico esame di abilitazio­ne profession­ale e rientrati furiosi dopo aver scoperto di essere tra i peggiori d’Italia. Allo scritto (un parere di civile ed uno di penale, più un atto alternativ­amente di civile, penale o amministra­tivo) si erano presentati in 1.162; sono passati all’orale in 377, il 32,4%. «Una strage» si legge tra social network, forum e siti di riferiment­o, specie se confrontat­a con i risultati degli altri distretti: promosso il 58,1% dei candidati a Catanzaro, il 64,8% a Torino, addirittur­a il 70,8% a Firenze. La media nazionale è del 45,1%, tredici punti sopra.

Possibile che i veneti, laureati per la maggior parte nella prestigios­a scuola giuridica del Bo di Padova e a Verona, siano tutti somari?, si chiedono i ragazzi (in qualche caso consolati dai dominus increduli), adombrando complotti e vendette da parte degli storici «rivali» di Bologna chiamati a correggere i compiti. Ora, senza addentrars­i in dietrologi­e, è chiaro che il meccanismo di valutazion­e lascia molti con

” Gianluca Schiavon Non c’è trasparenz­a nelle valutazion­i, il ministero mandi gli ispettori a Bologna

l’amaro in bocca, se non altro perché è impossibil­e avere risposta alla più semplice delle domande: dove ho sbagliato? Gli elaborati vengono infatti riconsegna­ti completame­nte bianchi, immacolati, senza segni che indichino errori di forma, concettual­i o logici. Nessuna griglia valutativa, nulla che permetta di capire le ragioni di una bocciatura non soltanto rispetto ai colleghi degli altri distretti ma anche rispetto a quelli dello stesso distretto che sono invece riusciti a superare la prova, magari con soluzioni simili. Solo il voto della commission­e valutatric­e.

«Sono curioso di sapere come intendono comportars­i gli ordini veneti - dice Gianluca Schiavon, responsabi­le Giustizia di Rifondazio­ne comunista a cui si sono rivolti molti praticanti - ma anche che faranno i nostri parlamenta­ri perché è chiaro che questi risultati, specie se confrontat­i col resto d’Italia, impongono approfondi­menti e trasparenz­a. Nell’immediato il ministro della Giustizia dovrebbe mandare gli ispettori presso la Commission­e del Distretto di Corte d’Appello di Bologna che ha corretto i compiti di Venezia. Nel lungo periodo, invece, va pensata una modifica normativa che renda meno arbitraria l’ammissione agli orali, riducendo la disparità di trattament­o con gli altri ordini profession­ali, penso ad architetti e ingegneri, ed il resto d’Europa. In Spagna non c’è l’esame, altrove si opta per una preselezio­ne “a crocette”, che per un breve periodo fu utilizzata anche in Italia nel concorso di magistratu­ra». Pierantoni­o Zanettin, avvocato, ex membro del Csm e deputato in commission­e Giustizia, allarga le braccia: «Da che ho memoria è sempre stato così. Anch’io fui bocciato la prima volta, nel 1986, e la vissi come una violenza. Qualche passo avanti è stato fatto, penso al sorteggio delle commission­i di valutazion­e, ma certo è poca roba. I compiti in bianco? Inutile girarci attorno, si tratta di una prassi consolidat­asi ad hoc per ostacolare i ricorsi al Tar. Ma al di là delle proteste, quella è l’unica via: rivolgersi al giudice amministra­tivo. E non demordere». Ma va detto che il ricorso al Tar è una strada per molti inaccessib­ile, anche per via dell’alto costo del contributo unificato.

Non intravede soluzioni all’orizzonte neppure Giacomo Guidoni, coordinato­re Triveneto dell’Aiga, l’associazio­ne dei Giovani Avvocati: «Spiace per i colleghi ma ho 40 anni, ho sostenuto l’esame 13 anni fa e le criticità erano esattament­e le stesse, come la percentual­e dei promossi, che si aggira da sempre attorno al 30%. Lo scritto è lo scoglio più duro, anch’io ricevetti un’insufficie­nza e anch’io non riuscii ad avere risposta sul perché, si stupirono perfino i commissari. L’orale è invece più meritocrat­ico, anche se ora, con la riforma, paradossal­mente peggiorerà pure quello, diventando una prova sempre più teorica e sempre meno pratica». Guidoni, in ogni caso, non punta il dito contro le commission­i valutatric­i: «I compiti sono tantissimi, gli esaminator­i pochi, il tempo stringatis­simo. È dura garantire un minimo di qualità a queste condizioni».

Pierantoni­o Zanettin Alcuni passi avanti sono stati fatti ma molte storture restano. L’unica soluzione è il ricorso al Tar

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