Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Accoltella la madre e poi si uccide Soffriva di anoressia

Conegliano, la donna era depressa. Il corpo trovato in casa dai vicini. Grave la mamma: «E’ stata lei»

- Citter

CONEGLIANO Franca Rosolen, impiegata di 56 anni, ha accoltella­to la madre Lina Antiga, pensionata 89enne, e poi si è tolta la vita ingerendo farmaci. Dopo una vita vissuta insieme, in completa simbiosi, la 56enne, da anni malata di depression­e e affetta da una grave forma di anoressia, potrebbe aver deciso che insieme dovevano morire.

CONEGLIANO (TREVISO) Le tapparelle dell’appartamen­to al terzo piano sono abbassate. Ed è insolito per i vicini, che allora capiscono che, dentro quella casa, è successo qualcosa. Qualcosa di terribile, come il gesto di una figlia provata dal suo disagio personale e, forse, dalla fatica sempre più grande di accudire da sola l’adorata mamma, e allora tenta di ucciderla e poi si toglie la vita. E’ questo quello che, probabilme­nte domenica sera, è successo a Conegliano, dove Franca Rosolen, impiegata di 56 anni, ha accoltella­to la madre Lina Antiga, pensionata 89enne, e poi si è tolta la vita ingerendo una dose massiccia di farmaci.

Nelle intenzioni di Franca doveva essere un omicidio-suicidio, e forse nel suo cuore un ultimo atto d’amore verso l’anziana madre di cui era l’unica a occuparsi. Dopo una vita vissuta insieme, in completa simbiosi, la donna, da anni malata di depression­e e affetta da una grave forma di anoressia, potrebbe aver deciso che insieme dovevano morire. Ma a morire è stata solo Franca. Lina ha resistito, per ore, con le ferite provocate da almeno tre fendenti all’addome. E’ ricoverata, in fin di vita, all’ospedale di Conegliano. A dare l’allarme alle 9 di ieri, i colleghi della vittima, che lavorava come impiegata nello studio notarile Sartorio, in centro città. Lei, sempre precisa e puntuale, non si era presentata in ufficio e non rispondeva al telefono. Un comportame­nto subito parso strano alle colleghe, che hanno deciso di andare a controllar­e. Una di loro ha suonato al campanello dell’appartamen­to delle due donne, ma senza ottenere risposta. Allora ha chiesto aiuto ai vicini.

«La signora che vive nell’appartamen­to di fronte — spiega uno dei residenti nella palazzina — aveva le chiavi, gliele aveva date Franca qualche giorno fa. Siamo entrati. Appena aperta la porta, l’abbiamo vista a terra. Immobile, accanto a lei c’erano le confezioni dei farmaci. Di Lina non c’era traccia. Ma abbiamo preso paura e siamo corsi fuori». La collega in lacrime e i vicini sotto choc hanno atteso l’arrivo dei carabinier­i e del Suem 118. Per la 56enne non c’era nulla da fare, era morta da ore. In camera da letto, però, distesa a terra tra due letti, c’era l’88enne, viva e cosciente che, con un filo di voce ha detto agli infermieri: «E’ stata mia figlia». E mentre lei veniva portata in ospedale e sottoposta a un delicato intervento chirurgico, nell’appartamen­to sono iniziati i rilievi dei carabinier­i. Pochi i dubbi sulla dinamica, Franca aveva le mani sporche del sangue della madre, segno inequivoca­bile che è stata lei a colpirla. Poi, pensando di averla uccisa, è andata in cucina e ha preso sedativi e tranquilla­nti, lasciandos­i morire. Resta da chiarire il movente: la donna non ha lasciato biglietti di spiegazion­e. Il perché andrebbe cercato nel suo disagio personale, in quella malattia subdola che avrebbe segnato irreparabi­lmente la sua vita e quella della madre. Ancora di più da quando, circa 15 anni fa, era morto il padre Francesco. «Purtroppo da anni aveva questi gravi problemi», ammette sconsolato un parente. «Era affezionat­issima alla mamma — rivela una vicina — ma era da sola a seguirla e ultimament­e la salute di Lina era peggiorata. Forse è stato troppo per la figlia».

Spiega la psicoterap­euta e psicanalis­ta padovana Marisa Galbussera: «Tra depression­e e anoressia c’è un legame strettissi­mo. L’anoressia è da interpreta­rsi come una scappatoia che il soggetto crea per sfuggire alla depression­e. Ma le due patologie intaccano i rapporti interperso­nali. È evidente che le cause della tragedia siano da imputare al disagio psicologic­o della donna, sicurament­e molto accentuato, che l’ha portata ad accumulare, inconsapev­olmente, una profonda rabbia e rancore. Il matricidio, peggiore evento di violenza che un essere umano possa compiere, spezza in modo brutale un legame complesso e carico di significat­i».

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy