Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Bimbi cinesi costretti a cucire senza sosta custodie per occhiali

- Milvana Citter

ASOLO (TREVISO) Quando i carabinier­i hanno fatto irruzione nel capannone arroventat­o dal sole, erano seduti ai loro banchi, intenti a cucire i lembi degli astucci per gli occhiali da sole e da vista di grandi griffe.

Unica distrazion­e concessa, un tablet sul quale stavano guardando un cartone animato. Perché, anche se costretti a lavorare come adulti, sono poco più che bambini. Quattro ragazzini cinesi, di 12 e 13 anni, costretti a lavorare nel laboratori­o dei parenti.

E non in un qualsiasi Paese povero del mondo dove queste cose sono purtroppo ancora frequenti, ma nella zona industrial­e di Casella d’Asolo.

Una storia di sfruttamen­to del lavoro minorile, che sembra incredibil­e per il nostro territorio, ma che non era sfuggita a chi in quella zona di attività produttive lavora ogni giorno e che aveva visto quei ragazzini entrare in fabbrica insieme agli altri operai e sedersi ai banchi a lavorare come se fossero adulti. E per fortuna, quel qualcuno ha deciso di intervenir­e segnalando il fatto ai carabinier­i. Così l’11 luglio, i militari dell’Arma insieme al Nucleo Ispettorat­o del Lavoro hanno fatto un blitz nell’azienda.

I portoni erano spalancati per far passare l’aria, visto il caldo torrido. Segno che i proprietar­i, un 51enne e una 21enne cinesi, non si preoccupav­ano di essere scoperti. Dal controllo è emerso che l’azienda, che lavora in conto terzi per i più prestigios­i marchi di moda, impiega otto operai. Sette dei quali in nero, e tra questi sette c’erano i quattro ragazzini under 14, che sarebbero imparentat­i con titolari e personale dell’azienda. Per i titolari è scattata la denuncia per sfruttamen­to del lavoro minorile e l’attività della ditta è stata sospesa.

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