Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Il padre assicurato­re «Mio figlio piromane ha distrutto le auto e ora deve pagare»

Treviso, parla il papà del ragazzo arrestato «Vittima dei bulli, ma il carcere gli servirà»

- Andrea Rossi Tonon

TREVISO «Esiste la possibilit­à dei domiciliar­i, lo so, ma se Daniele ha sbagliato è giusto che paghi con il carcere».

Claudio Martorana non è un uomo eccessivam­ente severo, bensì un padre che conosce la storia di suo figlio e ancora una volta cerca di aiutarlo. Daniele Diego Martorana, 23 anni, è stato arrestato alle prime ore dell’alba di giovedì dagli agenti della squadra mobile di Treviso mentre aveva appena appiccato il fuoco a due automobili parcheggia­te in un piazzale di via Pinelli. La Questura di Treviso, coordinata dal dirigente Claudio Di Paola, lo accusa ora di essere il piromane del quartiere San Zeno e a lui attribuisc­e almeno diversi incendi avvenuti negli ultimi mesi.

Secondo le indagini della polizia, il ragazzo avrebbe agito da solo usando come innesco dei roghi carta igienica imbevuta di alcol o solventi infiammabi­li. Il giovane avrebbe poi scelto come bersaglio le auto di maggior valore e più nuove tra quelle in sosta fra via Pinelli, via Bandiera e via Cacciatori del Sile.

Una nemesi assoluta, pensando proprio al lavoro del padre, che è uno stimato assicurato­re.

«Ma Daniele ha bisogno di aiuto», ripete più volte Claudio, mentre a bordo della propria utilitaria lascia il piazzale del condominio in cui vive in una zona residenzia­le della città.

Signor Martorana, suo figlio si trova in carcere ma potrebbero essergli concessi gli arresti domiciliar­i. Il vostro avvocato, Benedetta Collerone, sostiene che Daniele starebbe meglio ai domiciliar­i. Lei che pensa?

«Lo so che esiste questa possibilit­à ma credo anche che se Daniele ha sbagliato è giusto che paghi con il carcere. Allo stesso tempo, però, va aiutato. Siamo una famiglia per bene, ho lavorato tanto per costruire quello che sono riuscito a costruire e cerco anche di mettermi nei panni di chi ha subito quei gravi danni. Non siamo miliardari, come invece qualcuno è andato in giro a raccontare, ma sono un onesto lavoratore che ha la responsabi­lità di trenta persone».

Suo figlio è incensurat­o, prima di oggi non aveva mai avuto problemi con la giustizia. Come spiega dunque i fatti di cui è accusato?

«Daniele è un ragazzo con un passato difficile alle spalle. Purtroppo quando era a scuola ha subito atti di bullismo che lo hanno segnato profondame­nte. È un ragazzo fragile. Ha 23 anni, è vero, ma non è ancora maturo e se lo conoscesse capirebbe di cosa sto parlando. Anche per questo abbiamo deciso di affidarci a un avvocato donna, sperando che possa avere una sensibilit­à maggiore nei suoi confronti».

Non crede quindi che il carcere sia un posto difficile per lui?

«Lo è, senza dubbio. Infatti io vorrei che fosse aiutato: la mia speranza è questa. Daniele non ha la tempra per rimanere in carcere e ha bisogno di aiuto ma da parte di persone competenti, di strutture adeguate, di profession­isti seri. Abbiamo provato in passato ad aiutarlo, abbiamo fatto tutto quello che pensavamo fosse nelle nostre possibilit­à».

In questi mesi nulla vi ha fatto pensare che potesse essere lui l’autore dei gesti incendiari di cui ora è accusato?

«Nulla, mai nessun segnale davvero. Anzi, quando le forze dell’ordine sono arrivate a casa e mi hanno informato dei fatti non ci credevo. Nei giorni in cui si sono verificati gli episodi Daniele era a casa con me. Infatti mi piacerebbe sapere di più, capire ulteriori dettagli».

In che senso?

«Se le forze dell’ordine sono arrivate a lui evidenteme­nte qualcosa avrà fatto, però

vorrei sapere che persone frequentav­a. Proprio il fatto di essere un ragazzo così sensibile e allo stesso tempo fragile potrebbe averlo spinto a piegarsi di fronte a richieste assurde nonché pericolose. Il tutto magari solo per farsi accettare da un gruppo di persone».

Il momento è davvero difficile, come lo sta vivendo la mamma di Daniele?

«La mamma è una mamma: sta soffrendo molto».

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