Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Covre suona la campana: «La Lega tradisce il Veneto e così ci porta in Venezuela Fanno rimpiangere Renzi»
«Così la Lega tradisce se stessa, perde la sua identità. La mia Lega non avrebbe mai spalleggiato una roba simile».
La sua Lega, Bepi Covre, non esiste più.
«Probabilmente è così. Ma la Lega avrà sempre un debito di riconoscenza verso questa terra, che l’ha cullata, resa grande, trasformata in ciò che è. Anche alle ultime elezioni qui hanno
fatto il pieno. E ringraziano così?».
Dice Toni Da Re, segretario della Lega veneta, che voi imprenditori pensate solo ai soldi e da voi non accettano lezioni. Dico voi perché pure lei ha un’azienda, la Eureka...
«... e do lavoro a duecento persone. Se il decreto in-dignità passa così com’è, potrei trasferire tutto in Romania, dove ho già una filiale. Ma poi scusi, davvero Da Re ha detto una roba del genere?». L’ha detta.
«Che bestialità, mi stupisco che a dirla sia lui, che è stato un imprenditore (gestiva un autolavaggio, ndr.) La Lega è sempre stata l’esatto opposto, l’interprete del sentire dell’impresa, che è il dna di questa terra. Attaccare chi fa impresa, accusandolo di pensare solo al proprio tornaconto, di prendere i soldi e scappare, in Veneto rasenta la blasfemia». Non è così?
«Macché! Quest’anno sono io ad essere stato licenziato dai miei dipendenti. Due volte! Lavoravano a 15 chilometri da casa e hanno preferito un’azienda che ne distava solo 5. Hanno fatto bene ma l’esempio aiuta a capire di che parla Confindustria: qui non c’è il problema di licenziare ma il contrario, il lavoro c’è, i dipendenti ce li rubiamo l’uno con l’altro e non vediamo l’ora di confermali, altro che cacciarli. Ma non mi aspetto che Di Maio capisca». Perché?
«Per la sua storia e per la storia di questo Paese». Partiamo dalla prima.
«Solo in Italia uno che non ha mai lavorato in vita sua poteva diventare ministro del Lavoro al primo impiego». Passiamo alla seconda.
«Questo decreto dimostra una volta di più, se mai ce ne fosse stato bisogno, che l’Italia è un Paese troppo diverso per subire provvedimenti uguali per tutti. Il federalismo serve anche a questo. Magari il decreto in-dignità conterrà misure utili per Pomigliano d’Arco, la Campania, il Sud, non dico di no. Ma di sicuro sono infauste per il Nord, dove la realtà socioeconomica è radicalmente diversa».
E così torniamo alla Lega, che del Nord fu il «sindacato». Non lo è più?
«Si sta svendendo per un piatto di lenticchie, la contropartita di questo scempio non può essere lo stop ai barconi. Vede, io con Di Maio ce l’ho fin lì perché lui, da uomo del Sud, sta facendo il suo, quel che dice il Movimento 5 Stelle, che predica il reddito di cittadinanza, quel che ha sempre detto il suo mentore Beppe Grillo, teorico della decrescita felice. Ma la Lega non può essere complice. Avanti così perderà vagonate di voti qui. Lo sto dicendo ai tanti amici che ho ancora in quel partito, a cominciare dal sottosegretario Giorgetti».
Lei fu espulso dalla Lega due anni fa, dopo trent’anni di militanza, per via del suo sostegno al referendum costituzionale di Renzi. Rimpiange i Governi del Pd?
«Hanno commesso molti errori ma Renzi ha abbattuto il totem dell’articolo 18, ci rendiamo conto? E poi il Jobs Act, Industria 4.0, i super ammortamenti: tutte grandi iniziative per le imprese, capaci di rilanciare gli investimenti. E questo non lo dico io, lo dicono gli indicatori occupazionali ed economici su cui voi titolate in questi giorni. Tremo al pensiero di leggere quelli che seguiranno alle iniziative del Governo Di Maio. Hanno imboccato una strada che conduce al Venezuela».
Di Maio e il federalismo Solo in Italia uno che non ha mai lavorato poteva fare il ministro del Lavoro... Ma fa il suo, da uomo del Sud. Al Nord, però, serve ben altro
Vado in Romania Il lavoro qui c’è, quest’anno sono io ad essere stato «licenziato» due volte dai miei operai. Se il decreto in-dignità passa così com’è potrei trasferire tutto in Romania