Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Un Pd del Nord? Meglio del Nordest I dem, il partito federale e quelle serate con Cacciari
VENEZIA Il Pd del Nord riscrive Buzzati e riparte dalla Fortezza Bastiani. Tradotto, tramortiti dall’ultima batosta elettorale, i dem ripartono dalla roccaforte storica: l’Emilia Romagna. Il segretario regionale Paolo Calvano, suona la carica da Bologna: «Serve il Pd del Nord». L’articolazione, nella liturgia del fu-Pci, è fatta di incontri, confronti, programmazione. La realtà, osserva la pasionaria del federalismo di sinistra, la trevigiana Simonetta Rubinato, è che lo statuto del Pd prevede già una struttura federale dal 2008. «E non è forse un caso che, allora come oggi, si fosse all’opposizione» aggiunge sibillina. Di più, un paio d’anni dopo, Romano Prodi (altro bolognese, ma si tratta senz’altro di una coincidenza) proponeva di capovolgere la piramide del potere interno con un consesso di venti segretari regionali ai quali sarebbe spettato l’onere di eleggere un “coordinatore” nazionale. «Inutile dire che è rimasto tutto lettera morta» chiosa Rubinato che non ha mai abbandonato il sogno di un partito veneto di sinistra di stampo federalista e pochi mesi fa ha lanciato il laboratorio Veneto Vivo e dato alle stampe «La spallata - Il referendum sull’autonomia e il futuro del nostro veneto». Il refrain estivo per i dem è «serve un nuovo inizio» ma è pur vero che la memoria storica può essere istruttiva. Torna addirittura ai primi anni ‘90 un neo deputato dem, il veneziano Nicola Pellicani che twitta da qualche tempo di incontri «trasversali e informali» per ripartire. Incontri a cui partecipano pochi simpatizzanti del Pd per volta e che, a volte, include niente meno che il padre (iracondo) e nobile del Pd, Massimo Cacciari. «Il tema non è nuovo - concorda Pellicani con i compagni emiliani - ma purtroppo non ha mai attecchito nel Pd. Credo sia quanto mai indispensabile costruire un partito su base federale che parta dai temi del Veneto. Serve una piattaforma federale per poter costruire concretamente un’alternativa alla Lega veneta partendo dalle persone, allargando soprattutto ai non iscritti. Da dove si parte? Ascoltando le persone, è quello che facciamo in questi incontri, i loro problemi. Sogno che si arrivi a un congresso simile a quello di Rimini, nel passaggio da Pci a Pds in cui votavano anche i non iscritti». Insomma, tornare indietro per andare avanti «Invece la struttura federale del partito non ha mai visto la luce, hanno imperversato le correnti» spiega Pellicani. L’autodafé si spinge più in là con Rubinato: «Magari fossero solo le correnti che, se ancorate a dei valori, possono pure essere utili. Siamo finiti stritolati dalla filiera dei legami personali. Ricordo che alle ultime politiche le segreterie regionali sono state bellamente ignorate, non parliamo delle primarie previste da statuto e svanite, si è deciso tutto a Roma». E la proposta di un partito di sinistra del Nord suscita un entusiasmo temperato dalla concretezza in Stefano Fracasso, vicentino capogruppo dem a Palazzo Ferro Fini: «La prospettiva mi piace ma deve incardinarsi su un progetto politico che parli al Nord, non può limitarsi a un cambio di etichetta. Che metta al centro le ragioni della competitività perché l’Emilia come la Lombardia sono piattaforme che competono con il mondo. E in questi giorni vediamo che temi come il decreto dignità e il blocco della Tav rischiano di tagliar fuori il Veneto dall’Europa». Miele per gli imprenditori in fase di ebollizione. Intanto Fracasso annuncia a breve incontri con gli omologhi di Lombardia ed Emilia Romagna su tre temi: lavoro salute e istruzione. Torna il nuovo triangolo industriale e anche Rubinato approva: «Dire “partito del Nord” è rischioso, il Nordest non è il Nordovest». Si fa sentire anche Laura Puppato, fra i maggiorenti del Pd regionale che punta su un’altra rete ancora, la «Towanda», nome che si ispira al grido di battaglia tutto femminile del film «Pomodori verdi fritti alla fermata del treno»: «Dal Lazio in su è nata questa rete - spiega Puppato - che si batte contro uno degli aspetti deteriori dei recenti sconvolgimenti nel paese, l’azzeramento o quasi delle conquiste delle donne. Il soffitto di cristallo è riapparso, siamo per il disarmo totale in contrapposizione alla Lega ormai di destra che spinge sulla diffusione delle armi con i risultati sotto gli occhi di tutti in questi giorni». Qualcosa si muove sul fronte orientale verrebbe da dire. Ma a Nordest non mancano i dubbi: «Facciamo la proposta di un Pd più territoriale per agganciarci alle categorie economiche che ormai fanno opposizione? O riformiamo davvero il partito?» si chiede Rubinato.