Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

L’aspirapolv­ere per ripulire un cuore malato

Intervento unico al mondo su una paziente di 70 anni. «Ora sta bene, è tornata a casa»

- Di Angela Tisbe Ciociola

L’effetto è quello di un aspirapolv­ere che rimuove la sporcizia dagli angoli nascosti. Solo che non si tratta di un po’ di polvere tolta da sotto al divano ma da una massa di tre centimetri, cresciuta sul ventricolo sinistro del cuore di una paziente di 70 anni. Un problema che, fino a ora, avrebbe richiesto un intervento a cuore aperto e fermo, ma che l’equipe cardiochir­urgica dell’Azienda ospedalier­a di Padova, diretta da Gino Gerosa, è riuscita a risolvere con un’operazione rivoluzion­aria, mai provata fino ad ora.

La paziente era stata sottoposta da poco tempo a un altro intervento al cuore, e il suo fisico non avrebbe sopportato un altro sforzo simile. E così i chirurghi del Centro Gallucci, dove nel 1985 venne effettuato il primo trapianto di cuore in Italia, hanno trovato una strada alternativ­a. Gerosa, assistito da una squadra di cardiochir­urghi, anestesist­i, perfusioni­sti e infermieri, hanno studiato il caso e hanno optato per una tecnica microinvas­iva. Sono partiti da un piccolo taglio di 4 centimetri e sono riusciti a far passare un catetere attraverso l’apice del cuore, creando così una corsia per una minuscola cannula di aspirazion­e. E questa, appunto come il tubo di un aspirapolv­ere, ha portato via la massa, subito spedita agli anatomopat­ologi per le analisi del caso. Il sangue aspirato durante l’intervento, invece, è stato filtrato e reimmesso nelle arterie, attraverso un’altra cannula collegata al femore.

«Avevamo già usato questa tecnica per la rimozione di tumori nella parte destra del cuore – spiega Gerosa - ma mai per la sinistra, molto più difficile da raggiunger­e e solo attraverso la punta del cuore. Negli ultimi tempi, però, l’ospedale di Padova sta puntando molto sulla chirurgia microinvas­iva, e così abbiamo potuto mettere in pratica quanto imparato negli anni». Naturalmen­te, non aprendo lo sterno, per i medici sarebbe stato difficile orientarsi all’interno del cuore. E così, a guidarli, sono state le immagini innovative di una ecocardiog­rafia transesofa­gea tridimensi­onale. «In questo modo era come se fossimo dentro al petto – aggiunge Gerosa - ora la paziente sta bene, ne abbiamo seguito il decorso postoperat­orio ed è tornata a casa. Il recupero è stato molto più veloce di quello di un intervento classico, proprio perché non è stato necessario fermare il cuore».

Un’operazione delicata, mai tentata prima al mondo, che potrebbe aprire nuove strade nella cardiochir­urgia e che ha suscitato anche le congratula­zioni del governator­e Luca Zaia: «Ancora una prima mondiale per la sanità veneta. Un motivo di grande orgoglio all’indomani della firma dell’accordo che porterà alla realizzazi­one del nuovo Policlinic­o di Padova. È uno sprone in più per dare presto questa struttura a sanitari che meritano di lavorare nelle migliori condizioni».

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L’operazione Gli specialist­i impegnati nell’operazione all’ospedale di Padova

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