Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Antenna Tre, dopo il fallimento si batte cassa: chiesti quattro milioni a Thomas Panto e Barcella
E i giudici negano la sospensiva a Reti Nordest: «Stop alle trasmissioni sul Canale 58»
TREVISO Sono giorni turbolenti per le televisioni locali del Veneto. Da un lato, la curatela fallimentare chiede il sequestro di quattro milioni di euro a Thomas Panto e ad Antonino Barcella, rispettivamente ex editore ed ex amministratore di Antenna Tre Nordest. Dall’altro, ieri il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso d’urgenza con il quale il Consorzio Reti Nordest (che comprende tra gli altri Tva Vicenza, Tele Chiara e Telenuovo) chiedeva di sospendere in via cautelare l’ordine del ministero di spegnere gli impianti che trasmettono attraverso il Canale 58.
Cominciamo da Antenna Tre, con il curatore fallimentare che si prepara a una (probabile) azione di responsabilità nei confronti dei vertici della società fallita nel 2015. Azione che altro non è che una causa di risarcimento del danno, prevista nei casi nei quali si ritenga che gli amministratori abbiano mal gestito - per incapacità o dolo - la società. È ciò che emerge dal rapporto presentato al tribunale dal curatore Roberto Cortellazzo Wiel nell’ambito della procedura di fallimento che cerca di rimettere insieme i cocci del crac che cancellò l’era Panto dal panorama televisivo del Triveneto.
L’ex editore Thomas Panto è il figlio di Giorgio, l’imprenditore veneziano scomparso nel 2006 in un incidente aereo, noto come il «re degli infissi» che, nel 1993, acquisì il marchio Antenna Tre e fece crescere la piccola emittente trevigiana fino a farle scalare le classifiche auditel con programmi di informazione, sport e intrattenimento. Emittente che divenne il palcoscenico privilegiato per Giorgio Panto, per la propaganda di Progetto Nordest, il partito con il quale si candidò alle elezioni regionali e politiche tra il 2005 e il 2006.
Con la sua morte, la gestione passò al figlio primogenito Thomas, fino alla crisi e alla richiesta di concordato poi svanita con la dichiarazione di fallimento con un buco di 6,7 milioni di euro.
Oggi Antenna Tre fa capo a Teleradio Diffusione Bassano, gruppo di emittenti capitanato dall’editore bassanese Filippo Jannacopulos, che l’ha acquisi- ta poco dopo la dichiarazione del fallimento. Ed è proprio scandagliando i bilanci, che la curatela ha deciso di chiedere al tribunale il sequestro preventivo di beni per quattro milioni nei confronti degli ex amministratori Panto e Barcella: una garanzia per i creditori, in vista di un’eventuale azione di responsabilità.
Ieri, intanto, il Consiglio di Stato ha rifiutato di sospendere in via cautelativa l’ordine del ministero dell’Economia che (dopo aver ravvisato alcune irregolarità) nelle scorse settimane aveva ordinato a Reti Nordest di interrompere l’utilizzo del Canale 58, conquistato con un bando nel 2016. L’udienza è fissata per il 13 settembre, ma è probabile che nell’arco di pochi giorni le emittenti del Consorzio debbano spegnere gli impianti. «Abbiamo già presentato una nuova istanza - spiega il presidente Claudio Cegalin - perché è incredibile che i giudici non ravvisino l’evidente danno che questa decisione comporta per le sei emittenti del Consorzio. Nel frattempo non escludiamo di dover trasmettere su altre frequenze. I telespettatori però possono stare tranquilli: sarà sufficiente ri-sintonizzare il canale per continuare a vedere i nostri programmi tivù».
” Cegalin Incredibile che i giudici non ravvedano il danno per le emittenti