Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Omicidio-suicidio oggi i funerali del killer domani l’addio a Faggion

- A.Al.

Omicidio-suicidio a Trissino, dopo l’autopsia Enrico Faggion e l’esame esterno su Giancarlo Rigon, l’indagine della procura di Vicenza procede verso l’archiviazi­one: «È l’ipotesi più probabile, vista la morte del reo» spiega l’avvocato Roberto Pelloso, legale d’ufficio nominato dal tribunale per l’omicida, Rigon. Intanto sono stati fissati i funerali.

Le esequie di Faggion, il magazzinie­re di 39 anni ucciso in strada venerdì scorso in via Strobe, verranno celebrate domattina alle 10 nella chiesa parrocchia­le di Trissino. Si svolgerann­o invece con ogni probabilit­à oggi, in forma privata, quelle del 60enne Giancarlo Rigon. In questo caso il funerale verrà celebrato all’interno dell’ospedale. «È la richiesta che aveva fatto lo stesso Rigon, nel biglietto che ha lasciato nella sua macchina – osserva Pelloso – aveva scritto “Voglio un funerale come quello di Ciano”, probabilme­nte un amico sepolto in privato, e poi chiedeva la cremazione».

Intanto, continuano gli accertamen­ti da parte dei carabinier­i e i confronti su quanto è stato sequestrat­o, per dare conferma con gli elementi probatori a una versione su cui ci sono ben pochi dubbi.

I militari su disposizio­ne della procura hanno sequestrat­o gli indumenti di Rigon e Faggion, i bossoli trovati a terra fra via Sauro e via Strobe dopo il fatto, le cartucce ancora da esplodere, i telefoni oltre che la Smith&Wesson usata da Rigon per togliersi la vita. Il confronto balistico servirà a confermare che si è trattato della stessa arma che ha ucciso Faggion, all’ora di pranzo di venerdì scorso. Il magazzinie­re, che lavorava in una ditta di Brogliano, era tornato come faceva tutti i giorni per pranzare a casa della madre e poi era uscito per rientrare in fabbrica per le 13. All’incrocio ha trovato l’artigiano orafo, i due sono scesi dalle rispettive auto e dopo una breve lite Rigon avrebbe esploso cinque colpi verso l’altro, tra cui uno al cuore. Poi l’orafo è andato in una zona di campagna isolata, in via Masieri, e lì si è tolto la vita.

Alla base di tutto, secondo gli inquirenti, ci sarebbe un prestito non saldato di varie decine di migliaia di euro (pare sessantami­la euro) risalente ancora a 15 anni fa.

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