Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

JOAN BAEZ L’ADDIO ALLE SCENE

L’«usignolo di Woodstock», regina del folk e dell’impegno civile, domenica al Teatro Romano per l’unica data in Veneto del tour con cui lascerà le esibizioni live. «Non si può cantare fino alla morte, questione di corde vocali»

- Francesco Verni

L’ultima esibizione in tour per l’«Usignolo di Woodstock». Joan Baez dopo l’ultima tappa nel 2019 del «Fare thee well tour», si ritirerà definitiva­mente dalle scene. Ma prima che questo accada, domenica, «la pasionaria del folk», 77 anni compiuti a gennaio, sarà al teatro Romano di Verona per l’unica tappa regionale della tournée d’addio. Sono passati quasi sessant’anni dal suo primo concerto da profession­ista, l’esibizione al Festival di Newport del 1959, anni in cui il folk, chitarra e voce, era la bandiera del cambiament­o. Joan Baez è (e sarà sempre) la voce dolce e ferma della protesta americana. Ha fatto la storia interpreta­ndo canzoni simbolo di un’epoca con quella voce alta e precisissi­ma, inconfondi­bile per il trillo che riscopre le sue radici messicane: dalla sua versione di “We shall overcome” alla marcia di Martin Luther King a Washington del ’63, ai duetti insieme a Bob Dylan contro la guerra Vietnam per brani iconici come “Blowin in the wind”, fino a “Joe Hill” cantato a Woodstock nel 1969 e alla commovente “Amazing grace” all’apertura del Live Aid a Philadelph­ia nell’1985 , riproposta nel 2005 durante il “Burning Man festival” come tributo alle vittime dell’uragano Katrina.Ma Joan Baez non è solo la storia della musica americana. Il 2 marzo è infatti uscito “Whistle down the wind”, primo album di inediti in dieci anni (“Day after tomorrow” è del 2008) che contiene interpreta­zioni della cantante di brani di Tom Waits (la canzone del titolo), Josh Ritter (“Be of good heart”), Anohni (“Another world”), Joe Henry (“Civil war”), Mary Chapin Carpenter (“The things that we are made of”) e tanti altri. “Non vedo l’ora di essere in

tour con un bellissimo nuovo album di cui sono davvero orgogliosa – aveva detto la cantante - accolgo con piacere l’opportunit­à di condivider­e questa nuova emozione con i miei fan storici e il pubblico di tutto il mondo”. Quello di domenica per “Verona Folk” sarà l’ultimo concerto veneto di Joan Baez perché, come aveva detto: «Non possiamo cantare fino alla morte. Per me è una questione di corde vocali: sono diventate più difficili da governare e questo rende il canto faticoso».

Motivo in più per inserire in scaletta le canzoni che l’hanno incoronata come “regina del folk”, da “The night they drove old dixie down”, pezzo storico del gruppo “The band”, interpreta­ta spesso da Bob Dylan, la sua straordina­ria “Diamonds and rust” (conosciuta anche nella versione rock dei Judas Priest) e la gioiosa “Gracias a la vida” di Violetta Parra. Proprio di Dylan, lei che è stata la compagna e mentore nei primi passi del premio Nobel, canterà quattro canzoni, iniziando lo spettacolo proprio con “Don’t think twice, It’s all right”, proponendo anche “Farewell, Angelina”, “It’s all over now, Baby Blue” e “The times they are a-changin”. Nei bis potrebbe esserci anche delle sorprese. L’Italia è stato tra i primi ad essere conquistat­a dalle sue doti, tanto che la cantante in passato ha ricambiato l’affetto con brani in italian come “Un mondo d’amore”, e “C’era un ragazzo che come me».

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Mito Joan in concerto Baez a Verona, unica data scelta nel Veneto per il suo tour

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