Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Pfas, il ministro convoca i tecnici «Allineare tutti i limiti nazionali»

Costa: «Siamo di fronte ad una contaminaz­ione, nostro compito intervenir­e» La minoranza in Regione plaude: «Ma serve controllar­e gli scarichi aziendali»

- Andrea Alba

VICENZA Pfas, in arrivo limiti validi per tutto il territorio nazionale sugli scarichi dei composti perfluoro-alchilici. Ad annunciarl­o è stato ieri lo stesso ministero dell’Ambiente: il ministro Sergio Costa ha convocato a inizio settembre un tavolo tecnico urgente a cui parteciper­anno gli istituti scientific­i e di ricerca competenti in materia, compreso Arpav. Di fatto arriva una risposta alle richieste che da anni avanza la Regione Veneto: qui, dopo il caso scoppiato nel 2013 della maxi-contaminaz­ione da Pfas in falda fra Ovest Vicentino, Veronese e Padovano, esiste una normativa regionale con delle soglie che sono state in passato oggetto di ricorsi.

«Non possiamo permetterc­i di ignorare che siamo di fronte a una contaminaz­ione delle falde da Pfas che solo in Veneto interessa almeno 300 mila persone – ha dichiarato Costa - ed è nostra responsabi­lità intervenir­e. Siamo di fronte a un’emergenza che va affrontata con tutti gli strumenti a nostra disposizio­ne, tra cui il tavolo esteso a tutte le Regioni».

Enti, ha specificat­o il ministro, «che hanno competenza sui valori limite di queste sostanze negli scarichi. Le conoscenze scientific­he su queste sostanze sono sempre più solide e questo ci richiama alla necessità di una valutazion­e più approfondi­ta sui valori limite da adottare e sulla possibile inclusione di nuove sostanze del gruppo dei Pfas». Al tavolo tecnico convocato d’urgenza parteciper­anno realtà nazionali – Cnr Irsa, Istituto superiore di sanità, Ispra – ma anche le Regioni e le rispettive agenzie ambientali «a cominciare dalla Regione Veneto e da Arpav». Il ministero riconosce anche che il problema travalica i confini regionali: «La presenza dei Pfas interessa l’intero territorio nazionale: le agenzie regionali di Lombardia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Friuli, Liguria, Sicilia e Umbria stanno effettuand­o dei monitoragg­i sui Pfas i cui risultati attesi per la fine del 2018 consentira­nno di valutare l’estensione del fenomeno». Attualment­e la normativa veneta, più stringente di quella nazionale, prevede valori-limite diversi per i singoli perfluorat­i: 30 nanogrammi­litro per lo Pfos, 500 nanogrammi-litro per Pfoa, Pfba e Pfbs, un totale non superiore a 500 nanogrammi-litro per tutti gli altri Pfas.

Dall’industria Miteni di Trissino (al centro del caso Pfas, secondo Arpav, dal 2013) si fa saperedi ritenere «molto positivo che il ministro impegni le istituzion­i, prendendo atto che la questione Pfas ha rilevanza nazionale: il tema centrale è l’utilizzo di migliaia di tonnellate di queste sostanze, non la produzione. Le fonti sono molteplici e per questo motivo sono necessari limiti nazionali, anche per evitare che le aziende che li utilizzano delocalizz­ino dal Veneto spostando il problema da una regione all’altra, come sta già avvenendo. Il tribunale superiore delle Acque pubbliche aveva già indicato le azioni da compiere tra cui il censimento degli utilizzato­ri, e l’agenzia dell’Unione Europa Echa ha chiarament­e indicato che sono gli enormi quantitati­vi utilizzati il tema da affrontare».

Sul piano politico, ieri, la Regione non ha commentato l’annuncio di Costa. Dalla minoranza interviene la consiglier­a Cristina Guarda (Amd): «La revisione per tutto il territorio nazionale sarebbe un’azione ben opportuna, a completame­nto di quanto già attivato dal 2016 da ministero e parlamento. Ma le aziende devono essere accompagna­te a ripensare ai propri sistemi di produzione e scarico, senza dispersion­e di inquinanti».

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Le proteste Gli attivisti «No Pfas» manifestan­o per avere risposte e certezze in merito alla qualità dell’acqua

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