Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Gli incontri, le liti aveva ragione lui

- Di Chiara Gamberale

Esattament­e vent’anni fa ho esordito con il mio primo romanzo e il merito e la colpa sono stati tutti suoi, di Cesare De Michelis. Ero troppo giovane e disturbata per capire che, quando la Marsilio rispose al mio manoscritt­o, si stava realizzand­o quello che era sempre stato il mio sogno.

Esattament­e vent’anni fa ho esordito con il mio primo romanzo e il merito e la colpa sono stati tutti suoi, di Cesare De Michelis. Ero troppo giovane e disturbata per capire che, quando la Marsilio rispose al mio manoscritt­o, si stava realizzand­o quello che era sempre stato il mio sogno. Neanche in treno da Roma verso Venezia capivo che cosa stesse succedendo, ma quando ho incontrato lui sì, ho cominciato a capirlo. Perché mi parlava di quello che avevo scritto ed era lui a spiegarlo a me. Perché aveva gli occhi veloci, la battuta pronta, l’aria di chi mentre ti ascolta sta ascoltando anche parecchie altre voci, dentro di sé, mentre metteva in quello che diceva la passione che io, cresciuta in una casa senza libri, immaginavo avessero tutte le persone che invece fra i libri e per i libri vivevano. Ma non sapevo che, fra quelle persone, Cesare era ormai una rarità.

Dopo quel primo incontro e prima della pubblicazi­one, abbiamo litigato almeno ogni volta che ci siamo rivisti.

Perché ci voleva un altro titolo: aveva ragione lui.

Perché era meglio se mi preparavo da subito al fatto che il mio libro non sarebbe stato accolto come il capolavoro che la letteratur­a italiana stava aspettando, ma come la testimonia­nza di una ragazza giovane, e forse promettent­e, a tu per tu con i suoi mostri: aveva ragione lui. Perché la copertina, perché ci voleva un altro capitolo, perché mi dovevo fidare. Perché anche tu mi tradirai, come hanno fatto gli altri: e purtroppo anche qui aveva ragione. Dal terzo romanzo infatti sono passata a un’altra casa editrice.

- Sarebbe ingiusto dirti che

sei una stronza. Ma che mi stai facendo male sì, te lo dico.Non so quante volte, in campo sentimenta­le, ho riutilizza­to questa sua frase, con la certezza di mettere in scacco chi avevo davanti, ma con stile. Perché Cesare era così. Un’irripetibi­le combinazio­ne di caratteris­tiche che nel mondo editoriale faticano a resistere o che sono destinate a escludersi a vicenda. Era un uomo che ne aveva viste tante e però si rivolgeva a ogni persona, a ogni manoscritt­o, come se fosse la prima persona, il primo manoscritt­o. Era elegante, ma senza farlo apposta, era spiritoso, profondame­nte anticonfor­mista, era un nichilista, ma anche un’entusiasta, era capace di risentirsi, ma soprattutt­o di perdonare. E aveva molto spesso ragione.

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