Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Anna, la bambina che non può ammalarsi e la favola della mamma

Anna, 6 anni, immunodepr­essa: a casa da scuola per i bimbi non vaccinati

- Di Silvia Maria Dubois

Ha subito un trapianto e il suo rischio di prendere malattie è altissimo. Niente bus e luoghi affollati, in casa la mascherina

TREVISO C’era una volta un delfino che rimase senza pinna. Uno squalo buono, prima di morire, gli regalò la sua. La pinna era speciale, diversa dagli altri delfini e gli permise di vivere. Anna, che oggi 6 anni, ha cominciato a conoscere la sua situazione medica attraverso una favola.

Piano piano conoscerà anche la realtà. Ma deve arrivarci. Sana. È questa la preoccupaz­ione della mamma, M.M. che ha presentato una denuncia a carico di ignoti per omissione di atti d’ufficio, tentata epidemia e istigazion­e alla disobbedie­nza. Anna, infatti, dopo un delicato trapianto di fegato a pochi mesi dalla nascita, è una bimba immunodepr­essa: non ha difese. Gliele hanno dovute indebolire per accettare quel pezzettino di corpo estraneo che l’ha salvata. Il problema? Allo stato attuale la scuola, frequentat­a da altri compagni non vaccinati e che le è costata cinque settimane di assenza. Quale è la storia di Anna? «Mia figlia è nata sana. A 40 giorni dalla nascita, nell’ambito di un prelievo occasional­e, si è scoperto che aveva una malattia chiamata atresia delle vie biliari. È stata sottoposta ad un primo intervento a Padova e poi si è dovuti arrivare al trapianto, a Bergamo. È andato bene. In seguito, però, abbiamo dovuto farle assumere un immunosopp­ressore: un farmaco che abbassa le sue difese e fa in modo che l’organismo di mia figlia non attacchi il fegato trapiantat­o. Abbassa le difese immunitari­e verso il fegato “estraneo” ma purtroppo abbassa anche le difese in generale. Quando mia figlia Anna si ammala, lo fa in maniera un po’ più forte di un bimbo normale e anche più frequentem­ente».

Come vivete la vostra routine?

«Non frequentia­mo troppo luoghi pubblici, soprattutt­o d’inverno, quando girano le influenze. Evitiamo i cinema e i teatri, gli autobus e i luoghi affollati. Quando facciamo dei viaggi, non saliamo in metropolit­ana, usiamo sempre dei mezzi privati. Scegliamo la piscina meno frequentat­a in assoluto, quella più piccola che esiste a Treviso. Quando mangiamo fuori, non posso portare Anna ad eventi di piazza e feste all’aperto, dove le condizioni igieniche non sono certe. Devo scegliere bene i locali. Poi: se vado dal medico, io sono d’accordo che lo aspettiamo in corridoio non tra gli altri. In famiglia, se qualcuno di noi sta male, tiene la mascherina. Addirittur­a, se un amico ci invita ad una cena, ma ha la tosse, posticipia­mo».

Come raccontate ad Anna questa realtà?

«Anna sente nominare la parola trapianto spesso. Intanto le abbiamo spiegato cosa significa. Abbiamo detto che il suo fegato che stava bene ad un certo punto ha iniziato a stare male e quindi lo abbiamo dovuto sostituire. L’ospedale di Bergamo ci ha preparato un libro scritto da volontari per spiegare tutto questo: la storia di un delfino che ha la pinna malata e grazie ad uno squalo che gliela lascia nel momento in cui muore, riesce a continuare a vivere. Con una pinna speciale, da squalo. Le leggiamo sempre questa favola, ma lei non è ancora riuscita a capire esattament­e il collegamen­to. La prossima domanda che io mi aspetto è “da dove viene il mio fegato?”: la temo, sarà la più difficile di tutta la mia vita. Dovrò spiegarle che la sua esistenza dipende da un gesto d’amore di un’altra famiglia».

Se Anna prende la varicella, cosa succede?

«Dobbiamo correre all’ospedale di riferiment­o, Bergamo, ad iniettarle un antivirale. Con la speranza che la varicella non si manifesti in maniera potente. Purtroppo, questa malattia infettiva, fra le varie complicanz­e, porta l’epatite acuta: in quel caso si dovrebbe pensare ad un altro trapianto, cosa che Anna non potrebbe sopportare».

Che ambiente ha trovato nella scuola di Anna?

«Le maestra e il corpo insegnanti è sempre stato estremamen­te attento. Per quanto riguarda la parte dirigenzia­le della scuola, io mi aspettavo qualche telefonata in più. Mi aspettavo più umanità e meno burocrazia. Mia figlia si è persa la prima consegna dei diplomi, la recita, la gita. Avrei voluto qualcosa di più. Si poteva. Tanti genitori avevano anche raccolto delle firme».

Va avanti con la denuncia? «Siamo chiari: la denuncia, contro ignoti, io l’ho fatta perché la procura prenda in mano le carte. Depositata martedì. Voglio che facciano i loro accertamen­ti: vedremo se la scuola, l’Usl e altri soggetti coinvolti han fatto quello che dovevano fare. È una denuncia esplorativ­a. Io, però, sono stata contattata da altri genitori che avevano un problema simile al nostro: ho deciso che mi costituirò parte civile. In questo senso vado avanti. Ma io non agisco per avere delle condanne, io voglio chiarezza».

Cioè?

«Non è possibile che alcune scuole abbiano allontanat­o i bambini non vaccinati e altre no. La legge è in vigore, mi aspetto uniformità. Consiglio di Stato e Corte Costituzio­nale non sono bastate, vediamo se la magistratu­ra muove qualcosa. Qui ci si attiva per difendere un’idea e non per difendere la salute. Io sono stata costretta a tenere a casa mia figlia per cinque settimane. La salute vale meno delle ideologie? Lo domando anche a Zaia, governator­e di tutti, a cui chiedo un incontro urgente».

” Mamma/1 Mia figlia, così, si è persa tanti momenti a scuola: la consegna dei diplomi, la recita e la gita

” Mamma/2 Dal medico, noi due attendiamo fuori: in sala d’aspetto è troppo rischioso, ci sono troppi malati

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 ??  ?? La Anna, bimba 6 anni, ha subito un trapianto di fegato appena nata: oggi il suo corpo è senza difese e non può permetters­i di ammalarsi
La Anna, bimba 6 anni, ha subito un trapianto di fegato appena nata: oggi il suo corpo è senza difese e non può permetters­i di ammalarsi

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