Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Fondo di ristoro Il governo cerca 400 milioni entro ottobre
Èaffidata agli «architetti» della prossima legge di bilancio la missione di portare la dotazione del Fondo di ristoro per i risparmiatori traditi delle ex banche popolari venete (e a quelli meno numerosi degli istituti falliti Banca Etruria, Banca Marche e delle Casse di Risparmio di Ferrara e di Chieti) dai 100 milioni attuali da ripartire in quattro anni ad una cifra cinque volte superiore. Sarebbe funzionale a questo obiettivo, cioè, la scelta di inserire nel decreto Milleproroghe lo slittamento dell’emanazione del decreto attuativo da fine agosto a fine ottobre, misura approvata in parlamento pochi giorni fa con voto unanime. Dai 25 milioni l’anno da ripartire previsti dalla legge di cui è stato primo firmatario, nella trascorsa legislatura, il senatore veneto Giorgio Santini (Pd) con il supporto dell’ex sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, si punta cioè ad ottenerne 125. In questo modo, secondo l’attuale sottosegretario, Alessio Villarosa (M5s) sarebbe possibile allargare la platea dei destinatari anche a chi acquistò azioni delle ex popolari prima del 2007, anno in cui entrò in vigore la normativa europea sugli obblighi di una corretta informazione dei clienti (Mifid), i quali perciò si trovano in maggiore difficoltà nel documentare la consumazione della truffa ai loro danni da parte degli istituti bancari. Lo strumento, nella sua prima versione, era stato fortemente criticato dalle associazioni di risparmiatori del coordinamento «don Enrico Torta».