Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Spiagge, ritorno alle mete estere Il Veneto trema

Effetto post-terrore. Michielli (Confturism­o): «Aiuti fiscali»

- di Martina Zambon © RIPRODUZIO­NE RISERV

VENEZIA Archiviata la multiforme primavera araba e il suo epilogo di sangue punteggiat­o da attentati legati all’integralis­mo islamico, il Nordafrica ma anche la Turchia tornano ad essere gettonate mete turistiche. Una buona notizia? Certo. Ma, potenzialm­ente, non per il turismo veneto. Di pochi giorni fa l’ultima edizione di Trip, l’osservator­io previsiona­le di Ciset, il Centro internazio­nale di studi per l’economia del turismo di Ca’ Foscari, che conferma come il turismo da e per l’Italia cresca sì ma ci sono «ulteriori segnali di rimonta della Turchia e del Nordafrica». Poche parole che, però, rischiano di mandare i soffitta i numeri monstre delle scorse stagioni sui litorali veneti. Cala la paura di viaggiare oltre confine e le spiagge venete un po’ ne risentono.

«La sensazione è che sarà una stagione meno positiva di quella scorsa, seppur buona – ragiona Marco Michielli, presidente di Federalber­ghi – la Pentecoste, quindi giugno, è andata meno bene del 2017, luglio non è andato male e ad agosto vedremo. Registro una debolezza sul fronte del turismo domestico». Tradotto, gli italiani hanno ripreso coraggio e tornano in Tunisia, in Egitto, in Turchia e pure in Spagna che, osserva Michielli «È un mezzo miracolo perché pur essendo una destinazio­ne turistica matura continua a crescere indovinand­o la formula che ormai va per la maggiore: aereo più spiaggia».

Certo, ci sono sempre i tedeschi da attendere fino a fine settembre – la stagione balneare, ormai, finisce intorno al 20 settembre, non più a fine agosto – ma il sospetto è che in parte abbiano optato per la Turchia c’è. Con buona pace delle altalene della lira turca sui mercati, anzi, paradossal­mente questo potrebbe rendere la Costa Turchese ancor più attrattiva perché più economica. «Il problema sono gli italiani. – spiega ancora Michielli -. Quelli che, tipicament­e, decidevano di trascorrer­e qualche giorno a Jesolo, magari all’ultimo minuto. Ora, però,o se ne vanno in Tunisia visto che la paura degli attentati in Nordafrica è passata o restano a casa a causa della crescente insicurezz­a legata all’economia nazionale. I competitor continuano a moltiplica­rsi e sono tutti pericolosi perché più economici. Il governo si metta una mano sulla coscienza, serve un deciso intervento fiscale a favore del comparto turistico». Damiano De Marchi, ricercator­e di Ciset, concorda: il mese giusto per un bilancio serio della stagione estiva ormai non è più agosto bensì settembre. Qualche consideraz­ione sul turismo veneto, però, si può già abbozzare: «Gli indicatori sono unanimi, dal Trip Ciset, al monitoragg­io di Enit passando per i dati di Assoturism­o e Confeserce­nti, saranno numeri piuttosto alti, sostanzial­mente in linea con lo scorso anno. Di questi giorni la stima di un +4% avanzata dai sindaci delle località balneari. Con un “però”. Turchia e Nordafrica sono tornate prepotente­mente. Penso alla Turchia che non si limita alla promozione delle coste ma punta anche a quella delle sue montagne, ad esempio con la candidatur­a olimpica di Erzurum per il 2026. E aggiungo che sta prendendo piede il fenomeno Albania Montenegro venduto sul mercato turistico come il“mare della Puglia low cost”. Una formula particolar­mente azzeccata che ovviamente preoccupa gli operatori dell’altra sponda dell’Adriatico, inclusi quelli veneti». Concorrenz­a spietata, quindi, e Michielli ammonisce: «Quest’anno va ancora bene ma i segnali ci sono tutti, la ripresa della sponda sud del Mediterran­eo l’anno prossimo, per noi, potrebbe trasformar­si in un vero e proprio allarme che deve spingerci a fare una riflession­e attenta e documentat­a per poter affrontare preparati la sfida del 2019. A partire, lo ripeto, dall’attenzione fiscale del governo a questo settore».

De Marchi (Ciset)

Attenzione anche all’Albania, che ormai è considerat­a una sorta di Puglia «low cost»

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