Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Asco Holding, il recesso costa 157 milioni
Nuovo statuto, escono 30 Comuni, 20 con tutte le azioni. E 14 sindaci vedono F2i
TREVISO Già ora 140 milioni, che dovrebbero salire a 157 con le ultime raccomandate non ancora arrivate. È il prezzo per Asco Holding dell’operazione di uscita dei soci che dovrebbe stabilizzare la società.
TREVISO L’esodo dei soci si è consumato. Asco Holding dovrà liquidare i proprietari di poco meno del 30% del capitale, a 3,75 euro per azione. Le comunicazioni ricevute ieri dal consiglio di amministrazione, in realtà, raggiungono il 26,8% per 140,5 milioni; ma non tutte le raccomandate sono già arrivate. In pratica, per le uscite dovranno essere utilizzati intorno a 157,5 milioni di euro. Cifra pesante ma affrontabile dato che il tetto massimo per l’esercizio del diritto di recesso, dovuto all’approvazione del nuovo statuto è stato calcolato nel 38% (poco meno di 210 milioni).
Per sostenerlo era stata prevista una «batteria» di 22 milioni massimi di cassa, 47 da un dividendo straordinario di Ascopiave, 80 in azioni della stessa e un indebitamento eventuale per altri 50. Ma non sarà necessario. In base alle richieste finora giunte l’importo proverrà per il 14% sotto forma di denaro e per il 12,8% in azioni Ascopiave. Il che rende soddisfatto il presidente, Giorgio Della Giustina, che vede il bicchiere mezzo pieno, nonostante che il 30% del capitale abbia deciso di uscire: «L’adesione di oltre il 70% del capitale sociale – sostiene - testimonia la fiducia accordata dai soci al percorso di Asco Holding e consentirà una maggiore coesione e stabilità della governance».
Per compiere un’analisi e tirare due somme, va tenuto presente che a chiedere di essere liquidati sono stati i due soci privati Blue Energy (interamente) e Plavisgas (parzialmente) che detengono, nell’ordine, lo 0,46% e l’8,6% di Asco Holding. Quindi, per l’intero capitale posseduto, una ventina di Comuni che ne possiedono circa il 18% e, per una parte più o meno ampia dei rispettivi portafogli, un’altra decina di municipi, che oggi detengono poco più del 14,5% delle partecipazioni. Quanti siano mossi dal dissenso verso i vertici della Holding e quanti, invece, dalla necessità di risorse è difficile dirlo: molti fra quanti cedono, nell’assemblea dei soci del 23 luglio si sono astenuti sul voto al nuovo statuto o erano assenti. Sono entrambe soluzioni che hanno permesso, per regolamento, di conservare il diritto di recesso pur non esprimendo una posizione esplicitamente contraria (benché, ai fini dell’approvazione, gli astenuti valgano come negativi). I Comuni dichiaratamente avversi alla variazione statutaria – e perciò alla governance della Holding che punta, in questo modo, ad assolvere agli obblighi della ‘legge Madia’ - detengono poco più del 18% del capitale, a cui va aggiunto il peso di Plavisgas. La «fronda» ufficiale, in sostanza, pesa circa il
27%.
Il problema, pur vistoso, sarebbe abbastanza gestibile non fosse che alcuni dei dissidenti hanno scelto di conservare comunque qualche azione per poter continuare la battaglia dall’interno della compagine. E che nella scarpa di Della Giustina sia rimasto lo 0,5% del sasso più spigoloso, Plavisgas, è cosa nota. È il socio che ha impugnato al Tar del Veneto, la scorsa primavera, la scelta del Cda di procedere ad una fusione con la controllata Asco Tlc per risolvere la riforma Madia, ottenendo ragione. Ed è la stessa Plavisgas a voler mantenere il proprio interesse in giudizio nell’appello al Consiglio di Stato che dovrà pronunciarsi su una richiesta di sospensiva della sentenza del Tar il prossimo 24 settembre.
Significa sei giorni prima del giorno 30, data entro la quale i Comuni, a pena di esclusione forzata da Asco Holding, dovranno applicare il «piano delle partecipate» che doveva essere approvato dai consigli comunali entro il
30 settembre dello scorso anno. Ammesso che sia stato fatto. I dubbi che una gran parte dei municipi non se ne sia dotato, sono molti e fondati. Con la possibilità di ulteriori ricorsi nella battaglia legale d’autunno, se settembre dovesse scadere senza una scelta dei sindaci, o in futuro della Corte dei Conti. Ad osservare da Milano rimane intanto F2i, la Sgr di partecipazioni infrastrutturali che, il mese scorso, propose ad Asco di entrare con una partecipazione di controllo pagando le azioni più del recesso. Il 31 luglio 14 sindaci hanno incontrato a Trevignano i vertici della Sgr, fra cui Ad e Dg di F2i Rete Gas, Michele De Censi e Luca Allievi, senza però ottenere informazioni sul prezzo.