Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Marta, un anno senza Luca «Un albero al Parolini per non dimenticare mai»
La giovane sopravvissuta: «Sto ricominciando a vivere»
È l’esempio di una BASSANO persona che non si è piegata al dolore, ma che si è rialzata riuscendo (passo dopo passo) a ricostruire quello che un attacco terroristico voleva distruggere. Marta Scomazzon, sopravvissuta alla strage di Barcellona del 17 agosto 2017, con la voce, con il volontariato e con lo studio vive per se stessa e per il fidanzato Luca Russo, uno dei 16 morti della strage sulla Rambla, falciato dalla corsa folle di un furgone piombato sul viale principale della città spagnola. La ventiduenne bassanese si nutre di nuovi obiettivi, animata dalla voglia di vivere come una ragazza normale, senza rinunciare a viaggiare, a sognare e a ricordare Luca: in suo onore tra un mese pianterà un albero al Giardino Parolini. «È un simbolo di rinascita, in quel luogo potrà andare chi vuole ricordarlo» racconta.
Venerdì sarà un anno esatto dall’attacco sulla Rambla e dalla morte del suo fidanzato, con il quale era in vacanza. Come è trascorso?
«È stato un anno molto veloce, non mi aspettavo trascorresse così in fretta. Mi sono concentrata su altro rispetto a quanto è successo e, quindi, ho avuto meno tempo per pensarci. Ho fatto tante cose che mi piacciano ed è stato un modo per distrarmi. Canto con il coro Giovani Voci Bassano, faccio l’Acr, mi sono laureata in Scienze Politiche all’università di Padova e adesso sto proseguendo con il corso magistrale in studi europei».
Chi l’ha aiutata a rielaborare il lutto?
«Ho una famiglia numerosa, che mi è stata molto vicino. Poi, sono seguita a livello psicologico dalla dottoressa Daniela Saporiti».
Come ha trovato la forza per andare avanti?
«Inizialmente dicevo: “Lo faccio per Luca”, lui mi ha sempre spronato molto perché caratterialmente sono una persona indecisa e titubante. La tesi di laurea, ad esempio, ho deciso di terminarla per lui, perché sapevo sarebbe stato contento di sapere che l’avevo finita. La dottoressa Saporiti, però, mi ha fatto capire che dovevo fare le cose per me, oltre che per Luca. In quest’anno ho cercato di pormi diversi obiettivi da raggiungere, sono contenta di fare molte cose e penso che continuerò così».
Pensa di tornare a viaggiare ancora?
«Sì, nell’ultimo anno sono stata solo in Italia, ma ho in previsione di andare all’estero».
Tornerà sul luogo dell’attentato?
«Non a breve, ma non lo escludo nel futuro».
Ha ricordi di quel giorno?
«Non del momento esatto, ma di quanto successo subito dopo: un poliziotto mi ha portato al sicuro, dentro ad un negozio. Ricordo che io e Luca stavamo attraversando la Rambla».
” Marta Scomazzon Non ci si può preparare ad una cosa come quella di Barcellona
E Luca, il suo fidanzato, come lo ricorda?
«Era una persona sorridente che, nonostante le cose che gli succedevano, mostrava sempre la parte migliore di sé. Era solare e attivo, non stava mai fermo».
In sua memoria ha voluto donare un albero, precisamente un acero della Manciuria, che verrà piantato il prossimo 16 settembre al Giardino Parolini di Bassano. Perché ha scelto un albero per ricordare Luca Russo?
«Perché lui amava la natura, ma non solo per quello. Volevo creare un posto dove sia io che chiunque potesse “andare a trovarlo”. All’albero cadono le foglie ma rifiorisce, continua nel tempo e rimarrà lì anche tra dieci, venti, trent’anni… ».
Non ricordo quegli attimi esatti ma il poliziotto che mi ha portato al sicuro, in un negozio
In questi mesi mi hanno aiutato molto la mia famiglia e la psicologa
Dedico a Luca un albero perché amava molto la natura e perché è simbolo di rinascita
Che riflessione fa di quanto accaduto il 17 agosto 2017?
«Ho avuto un pizzico (grande) di sfortuna. Si dice “trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato”, ma non dovrebbero esserci momenti sbagliati. Non ci si può preparare ad una cosa come quella accaduta a Barcellona. Ho cercato di capire se ci fosse un senso dietro a questa sfortuna, ma non l’ho trovato. Quindi, sto cercando di fare qualcosa io per darci un senso. Al funerale di Luca ho raccolto dei fondi da dare in beneficenza e lo farò anche alla messa in suo ricordo che si terrà venerdì e durante la cerimonia per la piantumazione dell’albero. I soldi raccolti sono destinati all’associazione Dario Bonamigo. È una onlus che, attualmente, sta costruendo una scuola per infermieri in Kenya. In questo modo cerco di far nascere qualcosa di bello».