Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Lui ha giurato di tagliarmi la gola» Arrestato, già libero

Padova, lei denuncia le vessazioni. Lui nega

- Roberta Polese

PADOVA I certificat­i medici, le botte, l’intervento dei carabinier­i, la voce di una donna che scende in strada disperata per scappare al marito che la picchia. Era il 10 agosto quando Nicuta Boguta, operaio romeno di 48 anni, viene arrestato con l’accusa di violenze in famiglia a Vigodarzer­e, nel Padovano. Da venerdì è tornato in libertà.

Lo ha deciso il giudice Beatrice Bergamasco che ha convalidat­o l’arresto ma ha scarcerato il marito violento prescriven­dogli il divieto di avviciname­nto alla moglie e ai figli. Al contrario, il pubblico ministero Daniela Randolo riteneva che l’uomo fosse pericoloso - nelle denunce la donna dice infatti di essere stata minacciata dal marito con un coltello con cui le avrebbe giurato di tagliarle la gola - e per questo ne aveva chiesto la custodia al Due Palazzi. Davanti al giudice l’imputato non ha chiesto scusa ma ha affermato che nulla di quello che la donna diceva era vero, che si era inventata tutto. Non erano vere le botte curate in pronto soccorso, non erano veri i lividi certificat­i dai medici e guaribili in dieci giorni. Non erano veri gli otto mesi di violenze, perpetrate spesso davanti ai figli, raccontati dalla vittima ai carabinier­i.

«Boguta è incensurat­o – dice il suo legale difensore Samuel Lorenzetto – è in Italia da 20 anni, fa il muratore, non ha mai picchiato nessuno. A me è sembrata una debolezza momentanea». In realtà sono episodi che non dovrebbero mai accadere. D’altro canto però non di rado una donna picchiata dal marito, che poi viene allontanat­o da casa dal giudice, spesso finisce con il ritrattare e riaccoglie a casa il compagno aggressivo.

Spesso le vittime di violenza sono desiderose di mettere una pietra sopra al passato e ricomincia­re, salvo poi ricadere nel tunnel. Il ritiro di una denuncia però mette in dubbio la solidità delle accuse, che rischiano di non reggere un processo. È accaduto già due volte nella provincia di Padova. Sono donne che denunciano mariti violenti e che si decidono a uscire della solitudine e dalla rassegnazi­one. Sono le stesse donne che dopo alcuni giorni da sole si convincono che i mariti sono cambiati, che sono «innamorati» e che non le picchieran­no più. Salvo poi ripiombare nel tunnel al primo litigio.

Sono due i mariti violenti che a breve subiranno in processo per violenze in famiglia: uno dei due è stato arrestato quando in preda ai fumi dell’alcol si è scagliato contro la moglie davanti alla figlia di soli tre anni. È accaduto l’11 giugno all’Arcella. Lui era stato allontanat­o ma la donna lo ha accolto in casa di nuovo, a breve affronterà il processo. È accaduto anche a Monselice: lui aggressivo e violento era stato costretto a cambiare abitazione a marzo, poco dopo lei lo ha fatto tornare, per ripiombare nell’incubo. Anche per lui si avvicina la chiusura delle indagini.

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