Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Immigrati, respingimenti triplicati Le questure: almeno 150 all’anno
VENEZIA Sono triplicate in Veneto, rispetto al 2016, le espulsioni degli stranieri irregolari o colpevoli di reato. Secondo gli ultimi dati diffusi in occasione della festa dalla polizia di Stato, tale misura viene adottata dalle questure a carico di tre immigrati a settimana, per una media di 140/150 soggetti accompagnati ai Centri di Permanenza per i rimpatri (CRT) o direttamente rimandati al Paese d’origine ogni anno. Stando al report diffuso tre giorni fa dal ministero dell’Interno, nei primi sei mesi del 2018 i reati compiuti dagli stranieri sono aumentati del 4% e tra quelli più contestati figurano violenze sessuali (+5,7%), rapine (+5,7%), furti (+5,1%), truffe e frodi informatiche (+4,3%), e spaccio (+5,2%).
L’espulsione può essere di due tipi: amministrativa, cioè disposta dal Viminale per motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato, oppure dal prefetto, per irregolarità dell’ingresso o del soggiorno, o per pericolosità sociale; e giudiziaria, ovvero disposta dal giudice dopo una condanna. In entrambi i casi eseguire il provvedimento per le questure, sempre più a corto di uomini e mezzi, non è semplice. «Spesso non disponiamo di tutte le indicazioni necessarie a certificare l’identità dello straniero e quindi siamo costretti ad accompagnarlo ai CRT, solo tre per tutta Italia — spiegano dalla questura di Vicenza, che rispetto al 2016 registra un 150% in più di espulsioni — sono a Torino, Brindisi e Caltanissetta. Bisogna aspettare che si liberino dei posti, per esempio venerdì abbiamo potuto organizzare una missione a Torino. Ma ogni volta significa impiegare due poliziotti o più per straniero, a seconda del grado di pericolosità dello stesso, arrivando a inviare almeno cinque agenti quando sia necessario trasferirne un gruppo di tre o quattro. L’impegno cresce, anche economicamente, nel caso di extracomunitari già identificati e quindi da riportare nel Paese d’origine». Eventualità abituale, che implica il costo del biglietto aereo (le destinazioni più frequenti sono Senegal, Nigeria e Marocco) per poliziotti e immigrati, perché in genere le compagnie aeree non accettano i soggetti da rimpatriare se non scortati dalle forze dell’ordine. E poi ci sono le spese di trasferimento e mantenimento fino a destinazione, oltre alla rinuncia ad agenti per oltre due giorni, anche perché al ritorno hanno diritto al riposo.
Non meno oneroso il rimpatrio volontario, motivato dal desiderio dell’extracomunitario di sfruttare le conoscenze professionali acquisite in Italia o di tornare indietro perché qui non ha trovato ciò che cercava: il nostro governo sborsa incentivi per il rientro. Se invece il rimpatrio è «forzato», va ricordato che nessun Paese può essere obbligato a «riprendersi» i propri cittadini emigrati. Per «rimandarli a casa loro» è necessario l’accordo con gli Stati d’origine, non sempre possibile. A tutto ciò vanno aggiunti i 19.321 richiedenti asilo — il 55% dei 39.034 transitati in Veneto dal 2014 — ai quali le commissioni prefettizie hanno negato il riconoscimento di profugo e di cui si sono perse le tracce.