Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Lo stupratore preso in 36 ore, catturato in ostello grazie ai video
Violenza in spiaggia a Jesolo, la polizia ferma un 25enne senegalese con precedenti. Ora il Dna
Dalle quattro della notte alle quattro di pomeriggio del giorno dopo. Trentasei ore per risolvere il caso della violenza sessuale in spiaggia a Jesolo: tanto è passato dal brutale episodio avvenuto poco prima dell’alba di giovedì ai danni di una quindicenne triestina e il momento in cui il pm Massimo Michelozzi, avallando l’indagine-sprint della squadra mobile di Venezia guidata da Stefano Signoretti, ha firmato il provvedimento di fermo ai danni del presunto responsabile, il 25enne senegalese Mohamed Gueye. Ci sono volute poi alcune ore per trovarlo, ma poco prima di mezzanotte gli agenti della mobile lo hanno ammanettato all’interno di un ascensore dell’ostello A&O di Mestre, dove pare che l’uomo dimorasse da alcuni giorni con un falso nome che usava come alias.
La polizia è riuscita quasi subito a identificare quell’uomo di colore che le telecamere di videosorveglianza di piazza Mazzini, puntate proprio sul locale in cui aveva trascorso la serata, avevano visto uscire a braccetto con la ragazzina che pochi minuti dopo sarebbe diventata la sua vittima. Le immagini erano nitide e si vedevano i due dirigersi verso la spiaggia. «Sono state immagini preziose», ammette Signoretti. Quel che è certo è che i due non si conoscevano prima e che l’incontro è stato casuale. La giovanissima era in vacanza a Bibione con i genitori, che le avevano permesso di andare a Jesolo con quattro amici per una serata di divertimento nel cuore della movida del litorale veneziano: non si sarebbe mai aspettata però che quell’uomo l’avrebbe aggredita sessualmente nel buio della spiaggia. Quando ha iniziato a gridare lui è scappato e lei è stata soccorsa da alcuni passanti, prima di essere portata in pronto soccorso all’ospedale di San Donà di Piave, dove i medici hanno riscontrato i segni dello stupro. Venerdì è stata invece trasferita all’ospedale pediatrico Burlo Garofolo di Trieste, dove è stata messa sotto osservazione.
A quel punto, grazie anche alla testimonianza di lei e a quelle di altre persone che erano in zona in quel momento, a metà pomeriggio di venerdì è stata consegnata al pm Michelozzi l’informativa trasformata, nel giro di un’ora, in un decreto di fermo di polizia per il pericolo di fuga. Gli investigatori sapevano che Gueye – che ha qualche precedente per furto, resistenza e anche atti osceni in luogo pubblico su un autobus a Mestre risalente a un paio di anni fa: per questo non gli era stato rinnovato il permesso di soggiorno dopo la scadenza del 2015 e nel 2017 era stato destinatario di un provvedimento di espulsione, poi sospeso – aveva anche un alias e hanno ricercato nelle strutture ricettive della zona, «pescandolo» all’ostello. Si sono diretti subito lì con il provvedimento e in un altro paio di posti dove pensavano di poterlo trovare e l’hanno mancato per poco. Alla fine l’hanno beccato poco dopo le undici di sera mentre saliva in camera in ascensore: tre agenti si sono intrufolati con lui e una turista giapponese e quando quest’ultima è scesa sono scattate le manette, nello stupore generale.
Gueye infatti non pensava di poter essere arrestato, visto che era rimasto in zona. Ma il pericolo di fuga è evidente, secondo il pm, perché risulta senza fissa dimora, dopo aver vissuto alcuni anni nella casa di Marcon della sorella e del cognato, con la compagna e la figlioletta piccola. Lei però di recente sarebbe tornata a vivere con i genitori a Mestre e per lui in quella casa non c’era più posto. Da mesi si arrangiava come poteva e dormiva in luoghi di fortuna, compreso proprio il litorale jesolano. Sull’ipotesi di fuga si esprimerà il gip Roberta Marchiori nell’interrogatorio di convalida di domani mattina, fissato per le 9.30, dove sarà difeso dall’avvocato Jacopo Stefani.
In attesa di quel momento chiave gli inquirenti sono abbottonati, anche dopo che la notizia con tutti i dettagli – e tanto di nome e cognome – era stata data in anteprima alle 11.30 proprio dal massimo vertice politico in tema di sicurezza: il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che aveva annunciato l’arresto sul suo attivissimo profilo Twitter. Le indagini proseguono e potrebbero prevedere, oltre ai vari riconoscimenti, anche il test del Dna per inchiodare definitivamente Gueye.