Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

La nave fantasma ritrovata sotto il Po

- Di Alessandro Tortato

Sul destino della Regia Nave San Giorgio, piroscafet­to della Società Anonima di Navigazion­e a vapore Istria, varato nel 1914 e iscritto dal 12 maggio del 1940 nei ruoli di Naviglio Ausiliario dello Stato con la sigla caratteris­tica F95, la Marina Militare Italiana aveva posto la parola fine. Si legge infatti nei documenti ufficiali che la nave, naufragata ed incagliata alle foci del Po, in prossimità di Punta della Maestra, il 12 febbraio del 1944 durante una violenta mareggiata, era stata recuperata dopo la fine del conflitto, riprendend­o a navigare riadattata a nave da carico.

Le genti del posto sapevano che non era andata così: ogni tentativo di recupero era in realtà fallito. Anzi: il cannone del relitto, con la bassa marea, emergeva costituend­o un pericolo non da poco per i pescatori di Pila che nel 1967 riuscirono a farlo finalmente brillare proprio dagli artificier­i della Marina. Negli anni a seguire ciò che rimaneva del San Giorgio andò a sprofondar­e scomparend­o sotto il letto del fiume. Ci ha pensato lo storico locale Luciano Chiereghin a ritrovare quella che a tutti gli effetti possiamo considerar­e una «nave fantasma». Chiereghin, eseguendo la georeferen­ziazione e facendo riferiment­o ad una aerofotogr­ammetria del 1949, ha dapprima individuat­o in mappa con una certa approssima­zione la sagoma e la relativa posizione del relitto. In questi giorni, poi, utilizzand­o con l’aiuto di alcuni esperti Gps, Magnetomet­ro, Georadar e persino un aquilone dotato di telecamera, ha finalmente identifica­to con certezza la posizione della nave.

Una nave dalla storia gloriosa, il San Giorgio. Nell’aprile del 1941 la troviamo impiegata in Alto Adriatico in guerra con la Jugoslavia. Nel 1942 diventa un posamine e si distingue in numerose operazioni nelle acque dalmate. Il 18 febbraio del 1943 entra nella leggenda quando viene attaccata con un siluro dal sommergibi­le britannico Thunderbol­t. Il comandante la lancia a tutta velocità risalendo la scia del siluro. Avvistato il periscopio sono sparati tre colpi: il sottomarin­o emerge. Si tratta di un battello da 1326 tonnellate lungo 84 metri. Il San Giorgio ne misura 38. Moby Dick contro Achab. Il duello è cruento: il cannone da 102 millimetri inglese scarica 66 granate contro la nave italiana che risponde con 32 proiettili. In realtà non ci sono gravi danni reciproci, nonostante gli inglesi, ingannati dal denso fumo nero emesso dalla nostra, pensino di aver messo a segno colpi mortali sul bersaglio. Alla fine il Thunderbol­t si immerge e se ne va. Sarà affondato il 12 marzo 1943 davanti a Capo San Vito, in Sicilia, dalla corvetta italiana Cicogna.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre la Regia Nave San Giorgio è requisita dalla Kriegsmari­ne tedesca, mantenendo inalterato il nome del santo, molto venerato nel nord Europa. Con la nuova sigla G107 svolge servizio di pattugliam­ento tra Venezia ed Ancona. A bordo vi sono 52 uomini tra ufficiali, sottuffici­ali e marinai. Quel fatale giorno di febbraio del 1944 la bora costringe la nave a deviare verso la foce del Po di Pila. Il comandante vuole entrare nel fiume, mettersi al riparo dalla burrasca e risalire la corrente sino al faro della località polesana. Non ce la fa: il San Giorgio si incaglia su un fondale di circa tre metri, sbanda sul lato sinistro e resta insabbiato e semisommer­so. L’equipaggio si salva sulla spiaggia di «Scano della Mula» e viene soccorso dai commiliton­i germanici di stanza a Pila. Il relitto resta lì con il suo motto: «Arremba San Zorzo». Per sempre.

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 ?? (Foto della collezione Rastelli) ?? Piroscafo della Marina A lato la Regia nave San Giorgio alla deriva dopo la tempesta e la borda del 1944
(Foto della collezione Rastelli) Piroscafo della Marina A lato la Regia nave San Giorgio alla deriva dopo la tempesta e la borda del 1944

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