Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Da Safilo a Olimpias (passando per Wambao) I fronti caldi della ripresa

Il colosso degli occhiali in cima ai timori del sindacato

- di Gianni Favero

VENEZIA Sul teatro dell’economia veneta 10 anni di selezione darwiniana hanno fatto il loro corso. Chi non aveva forza o strumenti per stare sul mercato si è estinto o ha cambiato pelle e alla fine dell’estate 2018, la prima davvero senza ansia da cancello sbarrato al ritorno dalle ferie, i punti di domanda riguardano la sopravvive­nza o meno di alcuni dinosauri. Non ci sono più, cioè, interi settori in crisi falcidiati da licenziame­nti collettivi ma ingombrant­i casi di singole aziende con malattie che poco hanno a che fare con il mercato.

La madre di tutte le battaglie, nella classifica delle criticità stilata dal segretario generale di Femca Cisl, Stefano Zanon, è Sàfilo. Dopo il cambio di amministra­tore delegato e le speranze deluse che i conti del primo semestre 2018 fossero incoraggia­nti (invece le perdite per 13,9 milioni sono più profonde dell’anno scorso e le vendite sono a -10%), si attende di capire come inciderà sull’organico il piano industrial­e firmato dal nuovo Ad, Angelo Trocchia. A temere più di tutti sono i dipendenti della sede bellunese di Longarone (le altre sono a Padova, Santa Maria di Sala e Martignacc­o, in Friuli) reduci da un lungo periodo di cassa integrazio­ne.

Tra i nodi che Trocchia deve sciogliere, prima di decidere, pare vi siano quelli legati a trattative su alcuni marchi e con gli istituti di credito, in riferiment­o alla scadenza di un bond da 150 milioni, il prossimo novembre.

Per rimanere nel Bellunese ma cambiando settore, nel pur risanato metalmecca­nico è evidente l’incognita di Wanbao Acc di Mel. La fabbrica di compressor­i per elettrodom­estici a proprietà cinese, rischia di dover esonerare 90 dipendenti su 400 e in queste ore c’è un fitto ragionamen­to fra sindacati e lavoratori per verificare la percorribi­lità di una riduzione per (quasi) tutti delle ore di lavoro a fronte di un salvataggi­o generale. Si tratterebb­e di passare da 8 a 6 ore (non è un contratto di solidariet­à, significa guadagnare il 25% in meno) e la formula genera ovviamente qualche mal di pancia.

«Una proposta di soluzione dobbiamo darla entro questa settimana – sottolinea­no i sindacati – nella speranza che l’azienda accetti perché, calcolatri­ce alla mano, con questo metodo gli esuberi sarebbero comunque una trentina». Il territorio, ad ogni modo, sta cercando la via per assorbire i lavoratori di troppo in altre aziende ma, poco più in là, a Trichiana, il Bellunese espone un altro tallone d’Achille con la crisi di Ideal Standard, controllat­a da un fondo straniero (l’australian­o Anchorage Capital Partners). Quasi 300 dipendenti su 600 sono in cassa integrazio­ne, c’è un anno di tempo per individuar­e 90 esuberi volontari. Sulla ceramica per sanitari la concorrenz­a di produttori asiatici, europei orientali e persino nordafrica­ni è sempre più serrata e protezioni doganali, a differenza di quanto avviene ad esempio per le piastrelle, non ce ne sono.

Scendendo in pianura e transitand­o per Pederobba (Treviso), non mancano preoccupaz­ioni per il rinnovo dell’integrativ­o nello stabilimen­to Luxottica. Al netto dei problemi che potrebbero presentars­i nella fusione del secolo fra il colosso agordino e i francesi di Essilor, percorso che, sostiene Nicola Brancher (Fmca Cisl) non sarà breve né facile. Ma il caso è marginale rispetto al dossier Olimpias, società da sempre collegata al Gruppo Benetton, i cui esuberi difficilme­nte potranno essere riassorbit­i dalle manovre di riorganizz­azione di Ponzano Veneto, dopo il flop della tripartizi­one del 2015 in cui Olimpias fu scorporata dalla casa madre. Vicenda complessa e tutta da dipanare.

Altre due grosse questioni che toccano il Veneto, infine, sono Pasta Zara, in attesa del concordato preventivo, e il fallimento di Melegatti. Nel primo caso si attende l’individuaz­ione di un partner di capitale che possa intervenir­e (Veneto Sviluppo potrebbe non restare a guardare), nel secondo l’esito di una nuova gara per la vendita della società (base 13,5 milioni, con tutti i dipendenti già licenziati e casomai da riassumere).

Tutto questo mentre le segreterie di Cisl e Cgil individuan­o, all’unisono, motivi di preoccupaz­ione generali e più alti: «La mancanza di politica industrial­e del governo – dicono Gianfranco Refosco e Christian Ferrari – e le ricadute che i dazi Usa avranno su una regione fortemente esportatri­ce qual è il Veneto».

” Acc, contro gli esuberi verrà proposto di far lavorare tutti per 6 ore

” Nel Veneto saranno pesanti le ricadute dei dazi introdotti da Trump

 ??  ?? Autunno critico Qui a sinistra, la produzione delle montature alla Safilo. Sotto il titolo, gli stabilimen­ti Wambao-Acc (Mel) e Olimpias (Ponzano)
Autunno critico Qui a sinistra, la produzione delle montature alla Safilo. Sotto il titolo, gli stabilimen­ti Wambao-Acc (Mel) e Olimpias (Ponzano)
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