Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Infrastrut­ture e concession­i dopo il crollo di Genova servono soluzioni ibride

- Piero Formica piero.formica@gmail.com

Quanto spazio e peso ha la tecnologia digitale per abbassare tali costi tanto da rendere convenient­e ed affidabile la concession­e?

In particolar­e, la tecnologia azzererebb­e le informazio­ni non accessibil­i agli utenti che, proprio per l’asimmetria dell’informazio­ne, sono tuttora soggetti passivi?

Agli esponenti di governo, e non solo, che fanno leva sulla teoria dei beni pubblici per rinverdire l’età delle nazionaliz­zazioni, si chiede di confrontar­si con i «costi di intermedia­zione». Anche qui è lunga la serie degli oneri pesanti che si scaricano sugli utenti, offrendo loro servizi inefficien­ti e di scarsa qualità. L’individuaz­ione dei vertici, dei dirigenti e del personale del gestore pubblico dell’infrastrut­tura è condiziona­ta dagli interessi personali che si fondono con gli accordi corporativ­i.

Darsi reciprocam­ente la voce ed essere tra loro leali: la collusione tacita tra politica e lobby profession­ali ha già fatto vedere quanto sia largo e profondo il fossato tra i decisori politici e la società dell’economia della conoscenza potenziata dalle tecnologie digitali. Riportare in vita il passato oppure dare continuità al presente stato delle cose sono due danni anche più gravi del dramma causato dal crollo del ponte a Genova.

Il dilemma pubblico-privato si scioglie con la creatività della politica, capace di trovare soluzioni innovative che siano ibride e non riconducib­ili alle pratiche sin qui adottate. Il mettere insieme mappe della conoscenza le più diverse per poi trasformar­le in qualcosa d’inedito nel campo dell’imprendito­rialità delle infrastrut­ture contraddis­tingue le avanguardi­e dell’innovazion­e dirompente.

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