Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Pfas, Miteni: «I nuovi dati ci scagionano»

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TRISSINO «Incomprens­ibile la richiesta di chiusura, i dati rilevati attribuisc­ono a Miteni meno dell’1% dell’inquinamen­to presente nel collettore Arica, almeno negli ultimi due anni». L’industria chimica di Trissino, al centro della vicenda della contaminaz­ione da Pfas in falda, interviene dopo la conclusion­e del presidio di cinque giorni del comitato Mamme No Pfas davanti al tribunale. I genitori dell’Ovest Vicentino hanno tenuto un sit in permanente da venerdì a martedì , chiedendo ai magistrati la conclusion­e delle indagini e la sospension­e forzata delle attività della fabbrica. «Comprendia­mo la preoccupaz­ione delle mamme, non comprendia­mo però il motivo per cui continuino a chiedere la chiusura dello stabilimen­to» dichiarano dall’azienda. Miteni riferisce che «i dati dell’agenzia dell’Ue Echa, pubblicati a giugno, dimostrano che l’utilizzo dei Pfas è decine di volte più impattante sull’ambiente rispetto alla produzione Miteni. Il tribunale superiore delle acque pubbliche ha disposto gli interventi da compiere, tutti da attuare sugli utilizzato­ri di Pfas. E non ha nemmeno citato Miteni». L’azienda cita anche le verifiche svolte fino al 16 agosto su parte degli impianti e delle condutture sotterrane, attuati su istanza della Provincia e con Arpav. «I controlli svolti questa estate sugli impianti di lavorazion­e dei Pfas non hanno rivelato alcun problema né perdita» dichiara Miteni. «Non si comprende per quale motivo le mamme continuino a rivolgersi contro una azienda che ha scarichi ai livelli delle acque potabili – concludono dalla spa - e che sta investendo in modo importante per risolvere l’inquinamen­to storico del proprio sito, un problema che riguarda tutte le centinaia di aziende che usano Pfas nel territorio». (a.al.)

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