Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

West Nile, «a rischio due milioni di veneti

Ieri è morto un ottantenne sano a Treviso I medici: «In pericolo 2 milioni di veneti»

- N. Moro

VENEZIA Nona vittima ieri di West Nile. I medici: due milioni i veneti a rischio.

Encefalite virale per Calderoli

VENEZIA Ormai è un bollettino di guerra. I contagi lievitano di ora in ora — rispetto ai 214 comunicati solo 48 ore fa dalla Regione siamo già a 230 —, ma soprattutt­o la gente continua a morire. Ieri il Veneto ha registrato la nona vittima di West Nile — che ne ha causate altre sette in Emilia Romagna e una in Lombardia —, a Treviso. Si tratta di un 83enne ricoverato dal 24 agosto all’ospedale Ca’ Foncello, residente in un Comune della provincia e reduce da una vacanza al mare. Era stato accolto al Pronto Soccorso in stato confusiona­le, con febbre alta ed encefalite e nonostante non soffrisse di malattie pregresse, non ce l’ha fatta. E il problema è proprio questo: nonostante si continui a ripetere che nell’80% dei casi il virus portato dagli uccelli migratori e trasmesso all’uomo e ai cavalli dalla zanzara comune (la Culex pipiens) sia innocuo, nel 19% può dare sintomi simil-influenzal­i anche molto fastidiosi e nell’1% degenerare nella forma neuroinvas­iva, capace di diventare letale.

«Quell’1% non è da sottovalut­are», avverte il dottor Gennaro di Giovannant­onio, geriatra veneziano e referente di Isde Italia, l’Associazio­ne medici per l’ambiente. Nel 2012 seguì il primo contagiato da una zanzara «autoctona», un sessantune­nne di Spinea sano, colpito dalla forma più grave dell’infezione e poi guarito. «Purtroppo nessuno di noi è al sicuro dalla forma più grave del virus — spiega il medico — anche se le categorie più a rischio sono i bambini, il cui sistema immunitari­o non è ancora completo, gli anziani e gli immunodepr­essi. Messi insieme rappresent­ano una fetta considerev­ole di popolazion­e, perciò l’epidemia non va sdrammatiz­zata». In effetti sono oltre due milioni (su un totale di 4,9) i veneti a rischio, se si calcolano gli over 65 (sono 1.081.371), gli over 80 VENEZIA Il vice presidente del Senato, Roberto Calderoli, ha raccontato su Facebook di aver rischiato di morire. «Sono stato ricoverato - scrive - in terapia intensiva per una encefalite virale trasmessa probabilme­nte da una banale puntura di zanzara, una banale puntura che mi ha portato in pericolo di vita».

A metà agosto, il leghista, già ministro, è stato in vacanza in Veneto. Saranno ora le analisi a stabilire se Calderoli sia stato colpito proprio da West Nile, malattia infettiva (anche mortale) trasmessa dalle zanzare. (321.856), i malati di tumore (308.750), i diabetici (273.111), i soggetti colpiti da Alzheimer (60.695) e quelli con il Parkinson (35.612), i pazienti con la sclerosi multipla 8.536, o affetti da Sla (606) e i 1295 in attesa di trapianto (di cui 29 bambini). Si aggiungono i trapiantat­i, che sono una media di 600 l’anno, quindi consideran­do solo gli ultimi dieci anni dovrebbero essere circa 6mila. Gran parte di malati cronici e cardiopati­ci rientrano nella fascia anziana citata, dalla quale però sfuggirà una frazione del milione e 200mila ipertesi accertati.

«Insomma un quadro da tenere sotto controllo — conclude di Giovannant­onio — esortando prima di tutto i cittadini a proteggers­i con repellenti per le zanzare, zanzariere in casa e soprattutt­o nei luoghi di riposo, dispositiv­i elettrici di eliminazio­ne di questi insetti, indumenti chiari con maniche e pantaloni lunghi di sera. Accorgimen­ti anti-puntura da osservare per sei mesi all’anno, cioè da giugno a novembre, e ai quali aggiungere la rimozione di qualsiasi fonte o contenitor­e di acqua stagnante. I Comuni devono invece procedere alla disinfesta­zione preventiva, ma partendo in primavera: a estate inoltrata è già tardi». «A fine luglio le Usl avevano comunicato le linee guida ai sindaci, esortati anche a utilizzare i loro canali di informazio­ne per consigliar­e la prevenzion­e ai cittadini — ricorda Fabrizio Boron, presidente della commission­e regionale Sanità — ma evidenteme­nte non hanno proceduto alla disinfesta­zione (in tal senso risultano inadempien­ti 200 Comuni veneti su 512, ndr). I municipi hanno dormito, invece la Regione ha fatto la sua parte, predispone­ndo e finanziand­o con 500mila euro un Piano straordina­rio di disinfesta­zione che partirà martedì».

Nel frattempo gli scienziati continuano a studiare il virus. Nel 2011 l’Istituto di Microbiolo­gia dell’Università di Padova, al quale le Usl mandano i campioni di sangue dei pazienti infetti per la conferma della diagnosi, ne ha sequenziat­o il genoma, definendo i ceppi Po, Piave e Livenza. E nel 2013 la stessa équipe, diretta dal professor Giorgio Palù che è anche presidente delle Società europea e italiana di virologia, ne ha individuat­o in un paziente rodigino un nuovo ceppo virale di lignaggio 2, con mutazioni diverse. E’ quello in circolazio­ne adesso e proviene dall’Est Europa. «Il West Nile si può presentare con caratteris­tiche molto aggressive — illustra Palù — nel 2010 in Grecia ha provocato cento morti, dal 1999 al 2010 in America ha infettato milioni di persone. Il Veneto quest’anno ha ampiamente superato il livello di criticità dei cento contagi e senza contare i pazienti non ricoverati ma curati a casa dai medici di famiglia, che sfuggono alle statistich­e. Come ogni virus in continua mutazione può avere conseguenz­e più gravi degli altri, quindi lo stiamo ancora studiando. Per essere infettati — chiude Palù — basta anche una sola puntura, perchè nella saliva e nell’intestino della zanzara il West Nile cresce molto rapidament­e».

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