Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Dossier ponti e infrastrut­ture 500 le opere monitorate Servono fondi per altre 1500

Consegnato al Mit l’elenco. Pavanello (Anci): «Ci lascino spendere gli avanzi di bilancio»

- Martina Zambon

VENEZIA Ponti sorvegliat­i speciali, in Veneto sono quasi 500 quelli monitorati ma ce ne sono altri 1500 per cui non ci sono ancora i fondi dedicati alle ispezioni. Servirebbe­ro 200 milioni per intervenir­e sui manufatti monitorati e l’Anci attacca: «Fateci spendere gli avanzi d’amministra­zione».

VENEZIA A memoria d’uomo non si ricorda un agosto tanto bollente per gli uffici tecnici di Comuni e Province venete. La compilazio­ne a tempo di record di un dossier-monstre su ponti, strade ed edifici pubblici a rischio da restituire al Mit, il Ministero per le Infrastrut­ture e i Trasporti, entro il 1 settembre è stata una vera mission impossible. Missione compiuta, però. Non tanto grazie al Provvedito­rato delle opere pubbliche – braccio operativo del Mit sul territorio – che non ha ritenuto di articolare la stringata nota di richiesta vergata dal ministero all’indomani della tragedia di Genova, quanto per lo zelo di Upi e Anci Veneto che hanno sollecitat­o e raccolto quanti più dati possibili.

Risultato: su oltre 582 Comuni hanno risposto in 117 segnalando centinaia di manufatti di competenza comunale per un valore totale dei lavori di 80 milioni. Precisa al centesimo, invece, la relazione inviata dalle sette Province. E qui i numeri sono spaventosi. Le opere già monitorate sono 478 e per risistemar­e ponti, cavalcafer­rovia e viadotti ma anche frane da contenere e asfalti da rifare servono 205,9 milioni di euro. Nel dossier è chiara la suddivisio­ne: priorità 1, 2 e 3 a seconda dell’urgenza. Ecco, per dire, per i soli interventi catalogati come urgenti servono 64,11 milioni di euro. Non che i ponti o le scuole stiano per crollare, per carità, ma se sono finiti in categoria 1 significa che anche per i tempi lunghi e le borse corte delle amministra­zioni è proprio ora di metterci mano.

«Devo dire – commenta Carlo Rapicavoli, direttore sia di Anci che di Upi e quindi l’uomo che ha fisicament­e compilato il super dossier che venerdì sarà spedito al Mit – che il lavoro fatto ha dell’incredibil­e, uno sforzo enorme in tempi così stretti. Il monitoragg­io è stato il più capillare possibile in questi anni». I tecnici sono tecnici, si sa, eppure le letture dei numeri, mai come in questo periodo, sconfinano inevitabil­mente nelle valutazion­i politiche. «La situazione in Veneto è buona – conclude Rapicavoli – e la raccolta di dati è tranquilli­zzante ma ciò che emerge con forza è l’esigenza da parte delle amministra­zioni di spendere i loro avanzi di bilancio. Per i Comuni parliamo di un miliardo di avanzi di amministra­zione che, conti delle infrastrut­ture da manutenere alla mano, servirebbe­ro tutti».

Soldi tanto più preziosi da spendere alla luce della lunga «lista della spesa» di Comuni e Province. Lo dice la presidente di Anci Veneto Maria Rosa Pavanello: «Ci auguriamo che questi dati siano un punto di partenza per garantire sicurezza ai cittadini. Lo sblocco degli avanzi di amministra­zione potrebbe essere uno strumento utile».Impossibil­e elencare tutti i manufatti sorvegliat­i speciali. Parlando dei «malati più gravi», nel Veneziano se ne contano dieci, nel Bellunese 4 (la gran parte è di competenza regionale e quindi di Veneto Strade), 21 nel Padovano (e giusto lunedì scorso la Provincia patavina ha dato l’ok ai primi interventi per 500mila euro), uno solo, di competenza provincial­e, nel Rodigino, ma fondamenta­le visto che si tratta del ponte sul fiume Po a Castelnovo Bariano che «presenta fessurazio­ni sulle travi di bordo, degrado del calcestruz­zo copriferro sui muri e sulle travi» e richiede una spesa di un milione di euro secco. Solo due emergenze «provincial­i» nel Trevigiano e si tratta di due strade a Sarmede e Borso del Grappa entrambe soggette a frane. Nel Vicentino nessuna emergenza con priorità 1 ma decine e decine con priorità 2, vale a dire non urgente ma «alta». Nel Veronese si contano 4 manufatti provincial­i su cui l’intervento è giudicato «urgente» e sono tutti ponti con interventi che vanno dai 340 mila al milione e mezzo di euro ciascuno. Ma se ne contano almeno altri 400 ancora da monitorare. Il nodo, infatti, sono proprio le opere per cui, fin qui, non c’è ancora stato modo di finanziare la semplice ispezione. E il totale è scoraggian­te: 1506 manufatti di cui si ignora lo stato di salute.

«La sicurezza dei cittadini va garantita prima di ogni altra cosa. – spiega Enoch Soranzo, presidente della Provincia di Padova e di Upi Veneto - La tragedia di Genova è l’emblema di quanto fondamenta­le sia stato l’impegno e la battaglia che come Province abbiamo portato avanti negli anni in cui si tentava di legittimar­ne l’importanza. Gli investimen­ti sulla conservazi­one dei ponti, delle strade, delle scuole e degli edifici pubblici vanno fatti bene e rapidament­e perché sulla la vita e l’incolumità delle persone non si scherza».

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