Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Miteni, nuove indagini sulle sostanze trovate nel pozzo sequestrat­o

- (a.al).

Un’ipotesi dolosa per l’inquinamen­to TRISSINO con l’acido GenX nella falda sotto la Miteni. Secondo l’industria di Trissino, che lo ha riferito durante l’ultima conferenza dei servizi, la contaminaz­ione potrebbe anche derivare da un intervento di uno o più dipendenti disonesti in uno dei fori di carotaggio. La tesi è nota anche alla procura di Vicenza, che continua le indagini a tutto campo: dopo il sequestro di un pozzo alla Miteni, mercoledì, gli inquirenti intendono svolgere accurate analisi su quello che è stato trovato nel fondo.

«La discussion­e ha affrontato tutte le ipotesi – fa sapere Miteni - la distribuzi­one della presenza di GenX e di C6O4, dopo la conferma che gli impianti sono a posto, non è tecnicamen­te spiegabile con l’esercizio. Anche perché si trovano in profondità e non in superficie. Tutte le ipotesi sono quindi al vaglio e le analisi in corso». Fra le possibili cause avanzate ai tavoli c’è appunto quella che questo inquinamen­to (che riguarda prodotti chimici trattati da Miteni anche in anni recenti, a differenza dei Pfas a catena lunga lavorati fino al 2011) sia stato provocato con un atto doloso da parte di un soggetto diverso da Miteni. Quindi un dipendente o qualcun altro, che avrebbe fatto arrivare l’inquinante direttamen­te in profondità tramite un carotaggio. La possibile causa è una di quelle ipotizzate dall’azienda nella conferenza dei servizi di martedì, partecipat­a anche da Regione, Arpav, Comune di Trissino e Provincia. Nello stesso incontro – in cui è stata consegnata relazione delle analisi sugli impianti svolte con Arpav per il GenX ad agosto, test che non hanno evidenziat­o perdite - è stato stabilito dalle istituzion­i che l’industria debba, entro due mesi esatti, presentare un piano definitivo di bonifica. Un programma di azioni a carico di Miteni per risolvere una volta per tutte il problema sul sito, decisione salutata positivame­nte dall’azienda.

In parallelo, mercoledì mattina, Arpav su mandato della procura ha messo i sigilli e posto sotto sequestro il pozzo H, uno degli impianti di bonifica interno all’area Miteni. Al sequestro probatorio, effettuato nell’ambito dell’indagine su Pfas e Miteni condotta dai pubblici ministeri Barbara De Munari e Hans Roderich Blattner, seguirà un’analisi approfondi­ta di quanto trovato nel fondo. Apparentem­ente si tratta di pece nera, le prime analisi parlerebbe­ro di un’elevatissi­ma concentraz­ione di Pfas (200mila nanogrammi per litro). Negli uffici della procura non si sbilancian­o in attesa dei risultati delle analisi: l’indagine, che vede una serie di indagati fra ex e attuali manager di Miteni, potrebbe avere ulteriori e nuovi sviluppi dopo questo ritrovamen­to.

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Trissino L’azienda chimica Miteni al centro di un’inchiesta

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