Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Paziente morto, medico condannato
Gli bucarono il polmone sbagliato: sentenza ribaltata, Zanon risarcirà la famiglia
BASSANO Paziente morto per essere stato operato al polmone sbagliato al San Bassiano, il processo d’appello ribalta la prima sentenza. La pneumologa Cinzia Pamela Zanon, assolta in primo grado, ieri è stata condannata a 4 mesi di reclusione e ad una provvisionale di 470mila euro di risarcimento alle parti civili, la famiglia del geometra 67enne Gioachino Lessio. Questi, nel 2014, fu operato fatalmente al polmone sbagliato: la lastra, infatti, fu letta al contrario.
BASSANO Paziente morto per essere stato operato al polmone sbagliato al San Bassiano, il processo d’appello ribalta la prima sentenza.
La pneumologa bassanese Cinzia Pamela Zanon, 44 anni, assolta in primo grado, ieri è stata condannata a 4 mesi di reclusione e a una provvisionale di 470mila euro di risarcimento alle parti civili, la famiglia del geometra 67enne Gioachino Lessio.
La sentenza è stata pronunciata dalla terza sezione della Corte d’appello di Venezia, dopo il ricorso contro il primo grado presentato dalla procura generale regionale oltre che dai familiari di Lessio come parti civili.
«Siamo soddisfatti, attendiamo il deposito delle motivazioni – osserva l’avvocato Simone Baggio, che rappresenta la famiglia – il risarcimento civile, integrativo della provvisionale, verrà stabilito in un processo a parte e andrà alla moglie del defunto Giannina Serradura, ai figli Stefano e Laura Lessio e alla nipote Vittoria Lessio. Attendiamo ora l’altro troncone del processo, in tribunale a Vicenza».
A fine novembre si svolgerà l’udienza, con probabile sentenza, per i due chirurghi Sandro Carnio, 52 anni, e Vittorio Gobbi, 63 anni, difesi dall’avvocato Ernesto De Toni. Quando era iniziato il procedimento penale i due medici avevano infatti scelto di andare a dibattimento mentre Zanon, rappresentata dal legale Angelo Maiolino, aveva optato per il rito abbreviato ottenendo, in primo grado, l’assoluzione: la pneumologa aveva visto accolta la tesi che sosteneva sin dall’inizio, cioè un ruolo assai marginale nell’intervento e l’estraneità all’errore medico.
La vicenda risale a luglio 2014. Lessio, geometra di Solagna, era in gravi condizioni di salute e i medici avevano deciso di eseguire su uno dei due polmoni un intervento di toracentesi, cioè prelievo del liquido pleurico in eccesso. L’intervento era stato eseguito nell’ospedale bassanese dai chirurghi Carnio e Gobbi, mentre la pneumologa Zanon era presente alle operazioni di preparazione.
In seguito all’operazione, subito dopo l’intervento, il paziente era andato in sofferenza respiratoria e poco dopo era morto: a nulla erano valsi i tentativi di rianimarlo, durati mezz’ora. Sul caso era stata aperta un’indagine dal sostituto procuratore Silvia Golin, che si era conclusa con la convinzione della procura che il decesso fosse dovuto a un errore medico e il rinvio a giudizio dei tre professionisti. Secondo i consulenti dell’accusa il 67enne era stato operato all’organo sbagliato. L’esito della consulenza, infatti, aveva messo in luce che la toracentesi che doveva essere eseguita al polmone destro era stata fatta su quello sinistro.
L’errore era stato originato da una distrazione banale, la lastra con la Tac era stata inserita al contrario nel macchinario per la lettura.
Per la procura l’intervento quindi era stato eseguito in modo errato, con negligenza, imprudenza e imperizia da parte dei rinviati a giudizio e in violazione alle linee guida della buona pratica medica.
470 è Mila l’importo euro del risarcimento da liquidare alle parti civili