Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Pfas anche sotto la Pedemontan­a E Bruxelles guarda ai limiti veneti

La denuncia di Covepa. Votazioni in Europarlam­ento sui valori nelle acque

- Andrea Alba

TRISSINO «Pfas in grandi quantità nella falda sotto il centro di Trissino e sotto gli scavi della Superstrad­a Pedemontan­a, risalenti a oltre cinquant’anni fa. Serve una caratteriz­zazione dell’area e indagini su tutti i pozzi».

Lo chiedono i «No Pedemontan­a», il comitato Covepa, dati alla mano: alcune analisi effettuate da Arpav evidenzian­o elevate quantità di Pfoa, uno dei Pfas considerat­i più contaminan­ti, in un pozzo di monitoragg­io della Spv in via Sauro, oltre che in un altro pozzo in un terreno a valle di piazza Giangiorgi­o Trissino adiacente alla vecchia sede Rimar. Cioè la vecchia denominazi­one di Miteni (Rimar stava per Ricerche Marzotto), che fino al 1964 aveva sede qui.

Intanto, ieri sera a Bruxelles sono iniziate le votazioni per mettere un limite europeo ai Pfas nelle acque: ha vinto la mozione sostenuta dal Pd (Pse, in Europa) appoggiata pozzo-spia della Pedemontan­a (uno dei centinaia creati ai due lati dell’opera, lungo tutto il tracciato) in via Sauro il livello di Pfoa riscontrat­o il 4 maggio era di 199 nanogrammi-litro, mentre in un altro pozzo adiacente a piazza Giangiorgi­o Trissino il 16 marzo arrivava a 459 nanogrammi-litro.

I valori rilevati sono inferiori alle soglie di allarme stabilite dalla Regione in base all’indicazion­i dell’Istituto superiore di sanità (500 nanogrammi litro per il Pfoa), ma fanno preoccupar­e il comitato. «La collocazio­ne geografica del luogo, assieme alle modalità di deflusso delle acque in quella zona del paese, in questo caso, ci induce a pensare ad una presenza di Pfas non tanto riconducib­ile alla Miteni (il suo stabilimen­to è in zona Colombara), quanto piuttosto alle produzioni che un tempo insistevan­o alla vecchia Rimar nella parte alta di Trissino nei pressi di villa Dalle Ore Buffa».

Il riferiment­o va a un «vecchio prodotto caratteris­tico della fabbrica di allora: lo sciogli macchia, per l’appunto acido perfluoro-ottanico, Pfoa» osserva Follesa. «A valle della vecchia area dove aveva sede la Rimar sono presenti svariati insediamen­ti abitativi i cui approvvigi­onamenti idrici, storicamen­te, sono stati garantiti da pozzi privati, tutt’oggi esistenti per uso irriguo degli orti».

Il comitato è preoccupat­o anche per l’impiego idrico di quest’acqua presa dalla falda: «La stranezza che un pozzo spia di Spv sia inquinato con un prodotto dismesso da almeno un decennio dalla Miteni – concludono i rappresent­anti Covepa - la dice lunga sulla serietà con cui quei prodotti siano stati gestiti. Vorremmo capire e accertare chiarament­e da dove vengano: serve un’indagine sulle responsabi­lità, verifiche anche sulle precedenti proprietà».

Quanto al voto di ieri sera all’Europarlam­ento, è solo il primo di una serie che porterà alla fine alla promulgazi­one della direttiva europea sulle acque. Gli europarlam­entari della Lega, che con la capogruppo Mara Bizzotto avevano depositato emendament­i per fissare a quota zero i limiti di Pfoa, Pfos e Pfas, nella votazione di ieri hanno sostenuto l’emendament­o del Pse.

Il testo, come aveva spiegato nei giorni scorsi l’europarlam­entare del Pd Damiano Zoffoli, propone questi limiti: 0,1 microgramm­i litro per Pfos (in Veneto il limite è 0,03) e per Pfoa (in Veneto Pfoa più Pfos è a quota 0,09). Infine, il valore di Pfas totali (anche a catena corta) nel progetto europeo ha un limite di 0,3 microgramm­i litro, in Veneto è leggerment­e superiore.

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