Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
INSEGNARE A VOLER BENE
L’amore può e dev’essere insegnato: a tutti, uomini e donne, giovani e meno giovani. Lo hanno scritto, su questo giornale, il direttore Alessandro Russello e poi l’editorialista Stefano Allievi, proponendo una pubblica discussione che vada oltre alla prevenzione (alle malattie sessualmente trasmesse, alle gravidanze indesiderate, al bullismo sessuale, alla violenza contro le donne che sempre più spesso culmina nel femminicidio). Ma come si può apprenderlo? Lo si insegna e lo s’impara in famiglia con l’esempio di una relazione non conflittuale, non violenta, rispettosa, tollerante, altruista. Ma come vediamo nella realtà e come ci raccontano i media, i romanzi, il cinema, l’interno delle famiglie offre una visione tutt’altro che ottimistica. Dopo l’innamoramento, magari sincero e incendiario, quando inizia la convivenza e le differenze (di carattere, di visioni della vita, di educazione) emergono, accade spesso che l’amore si trasformi in scontro in cui ciascuno è sicuro di aver ragione e vuole imporla, ed è di solito l’uomo, che dalla società patriarcale ha ereditato l’abitudine al comando, il più renitente a mettersi in discussione. Succede anche quando nascono e crescono i figli, costretti ad assistere a lotte magari per sciocchezze - in cui la violenza, verbale e/o fisica, si sostituisce all’amore. Prima che ai figli, dunque, l’amore dovrebbe essere insegnato ai genitori, i quali avrebbero dovuto apprenderlo dal proprio padre e dalla propria madre.