Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Bitonci: «Pax fiscale perenne»

Il sottosegre­tario spiega il nuovo fisco. «Aliquote, rientro dei capitali: ecco cosa cambierà»

- Bonet

VENEZIA Una «pace fiscale» che non sarà una misura una tantum, bensì permanente, destinata ad andare a regime. É questa la misura che sta preparando il sottosegre­tario all’Economia, il leghista Massimo Bitonci, all’interno della manovra finanziari­a. «Abbiamo pensato al modo migliore per restituire allo Stato ciò che gli spetta senza massacrare i contribuen­ti» spiega l’esponente del governo. Aliquote, condizioni per «rientrare», ecco come sarà il nuovo fisco.

Pace fiscale forever. Nell’attesa che i vertici di queste ore tra il premier Conte, i suoi vice Salvini e Di Maio ed il ministro dell’Economia Tria rendano un po’ più nitidi i contorni della manovra, il sottosegre­tario al Tesoro Massimo Bitonci chiarisce i termini di quello che non è soltanto tra i punti più delicati della prossima legge di Bilancio, ma dovrebbe pure rappresent­arne la più consistent­e voce d’entrata. Con una novità, finora sfuggita ai più: la «pace fiscale» a cui pensa la Lega non dovrebbe essere affatto una misura una tantum, bensì permanente, destinata ad andare a regime. Sottosegre­tario, che bisogno c’è della «pace fiscale»?

«L’idea nasce dalla constatazi­one di un dato di fatto: in Italia i debiti col Fisco ammontano all’incirca a 1.050 miliardi. Il 25% di questi è inesigibil­e perché riferito a realtà che non esistono più o a contribuen­ti che si sa per certo non potranno pagare mai; un altro 25%, invece, è oggetto di contenzios­i che, ragionevol­mente, vedranno il Fisco soccombent­e nell’ultimo grado di giudizio. Siamo partiti da qui e abbiamo pensato al modo migliore per dare allo Stato ciò che gli spetta senza massacrare i contribuen­ti». E dunque via al condono.

«Parliamo di artigiani che non hanno pagato le tasse perché hanno preferito pagare gli stipendi dei dipendenti, di imprese che potrebbero tornare ad essere sane ma dopo la crisi sono rimaste incagliate tra grandi indebitame­nti con le banche e contenzios­i mostruosi col Fisco. E poi ne beneficera­nno anche i bilanci della pubblica amministra­zione». Come?

«Alcuni di questi crediti “impossibil­i” oggi vengono normalment­e iscritti tra le entrate, viziando i conti. Potremmo parlare di un’operazione verità, trasparenz­a».

Condoni, sanatorie, rottamazio­ni, ora la pace fiscale. Come dovrebbe sentirsi chi paga le tasse sempre e regolarmen­te?

«Parliamo di gente che lavora e dà lavoro, che sta attraversa­ndo un momento di difficoltà temporaneo. Vogliamo soltanto dare loro l’occasione per ripartire». E come eviterete che se ne approfitti­no i furbi?

«Verrà verificata la situazione reddituale e patrimonia­le del richiedent­e, oltre alla sua posizione nei confronti del Fisco, se necessario con ispezioni della Guardia di Finanza. L’impossibil­ità di pagare dovrà essere conclamata. E per evitare che sfruttino la chance i grandi evasori ci sarà un tetto: al momento è fissato a un milione ma potrebbe scendere nel corso delle trattative con il Movimento Cinque Stelle». Quali saranno le aliquote?

«L’ipotesi è 6%, 15%, 25% ma gli scaglioni li stiamo definendo in queste ore con i tecnici

del ministero. Ovviamente saranno eliminati interessi e sanzioni».

Ma le misure già esistenti, come il concordato, non erano sufficient­i?

«No, a nostro avviso è necessario ampliarne i confini rendendo più semplice l’adesione. Ci si siede tutti attorno ad un tavolo e insieme si stabilisce la transazion­e più equa». E questo per sempre.

«Già lo fanno in Francia e in Germania, basandosi sulla reale capacità del contribuen­te. La pace fiscale avrebbe un profilo “una tantum” quanto

L'incapacità di pagare dovrà essere conclamata da ispezioni della Finanza e metteremo un tetto: intanto un milione

all’arretrato e “a regime” per il futuro. Anche questo, se vuole, la differenzi­a dal condono tombale».

In questo modo pensate di poter finanziare flat tax, reddito di cittadinan­za e «quota 100» sulla legge Fornero?

«Stiamo lavorando a molte misure di impatto pluriennal­e, alcune le ha citate lei, aggiungere­i la cedolare secca per gli affitti commercial­i e la riduzione dell’Ires dal 24 al 15%, una sorta di “nuova Tremonti” che tenga conto di investimen­ti, assunzioni, ricerca e sviluppo. È evidente che se le voci d’entrata fossero

una tantum potrebbero essere utilizzate solo per investimen­ti e spese non ripetibili».

Che incasso vi aspettate? Si è letto di tutto, da 3 a 20 miliardi.

«Salvini ha detto 20 miliardi e quella è la cifra a cui ci atteniamo noi della Lega. Ma è chiaro che lui non si riferisce solo alla pace fiscale, ci mette pure la voluntary disclosure». Ci sarà anche quella nella manovra?

«In Francia ha funzionato portando in cassa allo Stato 5 miliardi. Si tratta di riportare in Italia, in trasparenz­a, il contante depositato all’estero, secondo i nostri uffici si tratta di svariate centinaia di miliardi. Ovviamente parliamo di proventi di attività lecite. Noi siamo favorevoli, il M5S è più rigido, ne stiamo discutendo. Personalme­nte ritengo rientri appieno nel contratto di governo».

Se passasse, a quanto ammontereb­be l’imposta sostitutiv­a? «Il 15%».

Ci sarebbe un tetto anche qui?

«No, contraster­ebbe con la logica stessa del provvedime­nto».

Queste misure finiscono per sovrappors­i alla rottamazio­ne delle cartelle voluta dal Governo Renzi. Non si rischia il caos?

«Stiamo lavorando per consentire a chi è rimasto escluso dalla rottamazio­ne di aderire alla pace fiscale, non c’è sovrapposi­zione ma continuità».

Che strumento pensate di adottare? La pace fiscale sarà contenuta nella legge di Bilancio?

«Difficile. La misura sarà ovviamente indicata nel Def, che ha natura programmat­ica, poi pensiamo che lo strumento più adeguato sia un decreto collegato alla manovra. Ci consentire­bbe di procedere più spediti».

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