Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Crac BpVi, ancora grave Sorato Udienza rinviata di altri tre mesi
La posizione dell’ex direttore generale rimane separata rispetto agli altri manager
VICENZA Processo per il crac di Banca Popolare di Vicenza: le condizioni di salute dell’ex direttore generale Samuele Sorato rimangono gravi, motivo per cui la sua posizione rimarrà ancora separata rispetto a quella degli altri ex manager. Almeno fino al 20 dicembre, data dell’ulteriore rinvio, al quale la procura, nell’udienza di ieri mattina, si era opposta. I procedimenti, quindi, rimarranno separati fino a fine anno.
Di possibile, se non inevitabile rinvio, si parla anche per l’udienza già in calendario per il 29 settembre per l’ex presidente BpVi Gianni Zonin e gli altri manager accusati a vario titolo di aggiotaggio, falso in prospetto e ostacolo all’attività di vigilanza (la banca risponde invece della sola responsabilità amministrativa). Questo perché a decidere sul futuro del maxiprocesso sarà la Cassazione. Il 2 ottobre.
Non rimane infatti che «congelare» il tutto fino al momento in cui i giudici della Suprema Corte stabiliranno se la sede delle udienze continuerà a essere quella di Vicenza o se il procedimento dovrà essere trasferito al tribunale competente e cioè Trento. Così come vorrebbero i legali di parte degli imputati (di Gianni Zonin, degli ex vicedirettori Emanuele Giustini e Paolo Marin, dell’ex consigliere di amministrazione e già presidente di Confindustria Vicenza Giuseppe Zigliotto) che con una corposa istanza, un centinaio di pagine, hanno presentato richiesta di remissione del processo per incompatibilità ambientale, lamentano un «conclamato turbamento alla serenità dell’autorità giudiziaria» rispetto ad «una vicenda giudiziaria oggetto di una rappresentazione ossessiva da parte dei mass media». Ed è per questo, in attesa della sentenza della Cassazione, che il giudice per l’udienza preliminare Roberto Venditti a giugno aveva sospeso ogni attività (sospesi al contempo anche i termini di prescrizione), rinviando al 29 settembre. Per la ripresa dell’udienza - con oltre cinquemila parti civili costituite e con la riunione dei due tronconi già avvenuta - da dove si era lasciato. E cioè dalla discussione da parte dei legali di Zonin o, in caso di diversa decisione della Suprema Corte, da un nuovo programma di udienze da dover fissare a Trento. Ma tutto è destinato a slittare ancora una volta visto che per la data del 29 settembre i giudici romani della Quinta sezione non si saranno ancora espressi.
Tutto rimandato anche per quanto riguarda la posizione di Samuele Sorato, almeno per i prossimi tre mesi. Il legale dell’ex direttore dell’istituto di credito di via Framarin, l’avvocato padovano Fabio Pinelli, ha sottoposto al giudice Roberto Venditti ulteriore documentazione medica che attesta che le condizioni del manager rimangono gravi. E infatti il giudice ha stabilito ancora una volta che c’è l’impossibilità da parte di Sorato di presenziare alle udienze e ha deciso per un ulteriore rinvio di tre mesi. Decisione, questa, a cui si sarebbero opposti i titolari della maxi inchiesta sul tracollo di BpVi e cioè i sostituti procuratori Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori. Che, si è scoperto solo ora, pur non avendo subito finora (almeno pare) alcuna minaccia, nei mesi scorsi sono stati sottoposti alla «vigilanza generica», così come stabilito dalla prefettura anche per il giudice Barbara Maria Trenti sulla cui scrivania era finita la richiesta dei pubblici ministeri ad eseguire il sequestro da 106 milioni di euro (sequestro, per inciso, eseguito a inizio anno nei confronti di BpVi in liquidazione coatta amministrativa). Una vigilanza che non si traduce in una scorta, solo dei passaggi di una pattuglia delle forze dell’ordine sotto casa dei magistrati, in forma preventiva.