Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Baciata Bpvi, causa a Intesa
Trecentomila euro di prestito onorato: il Tribunale delle imprese rigetta lo stop
VENEZIA L’azienda con baciate per trecentomila euro può rivolgere la causa contro Intesa. Passo significativo nella vicenda del crac delle Popolari venete. L’ordinanza del Tribunale delle imprese di Venezia, riguarda i finanziamenti serviti a acquistare azioni.
VENEZIA L’azienda con baciate per trecentomila euro può rivolgere la causa contro Intesa. Passo parziale, ma comunque significativo nella tormentata vicenda del crac delle popolari venete e del ginepraio legale apertosi con la liquidazione di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. La novità arriva dal Tribunale delle imprese di Venezia, con l’ordinanza di mercoledì scorso del giudice Lisa Torresan. E riguarda le «baciate», i finanziamenti serviti in parte o in tutto ad acquistare azioni delle due popolari, uno dei lasciti più spinosi del crac. In un caso con riferimenti ancor più particolari.
La vicenda riguarda un’azienda di Colognola ai Colli, nel Veronese, la Lanza, che commercia prodotti per pulizia e igiene, i cui due soci si sono rivolti al Tribunale delle imprese di Venezia, insieme gli avvocati Marina Fornaro e Marco Venturi dello studio Venturi & Partners di San Bonifacio. In ballo il finanziamento da 300 mila euro, che nel 2013 Bpvi aveva concesso, convincendo gli imprenditori ad acquistare azioni ed obbligazioni convertibili, proponendole attraverso un funzionario non abilitato alle prestazioni fuori sede (ulteriore elemento per cui si chiede l’annullamento dell’operazione).
La cifra era stata tutta usata per acquistare, in modo contestuale, i titoli spiegano i legali, con l’apertura di conti correnti in cui venivano registrate quelle operazioni, oltre all’addebito dei pagamenti. L’azienda infatti continua a restituirle, anche per non trovarsi a rischiare di avere, da impresa sana, segnalazioni in centrale rischi con i problemi conseguenti sugli altri canali di finanziamento. E si continua a pagare anche quando, con l’azzeramento delle azioni, l’azienda si trova a restituire un prestito per un patrimonio senza valore. Viene aperta una causa alla Bpvi non ancora liquidata per la cancellazione di prestito e azioni. Secondo la linea legale della nullità delle «baciate» in quanto vietate dal codice civile.
Il problema si pone con la messa in liquidazione di Bpvi, il 25 giugno 2017. Il processo viene interrotto il 20 luglio, quando ormai era vicina la prima udienza, il 6 settembre. La causa veniva riassunta nei confronti di Intesa Sanpaolo, che nel frattempo aveva fatto transitare il prestito, regolarmente onorato, tra quelli nel perimetro delle attività assunte. A differenza di molti dei prestiti «baciati» rimasti in capo alla liquidazione, in quanto divenuti crediti deteriorati, visto che la restituzione si era interrotta con l’apertura delle cause.
Ma anche qui, di fronte alla causa, Intesa, con lo studio Bonelli Erede, eccepiva l’estinzione del giudizio e il difetto di legittimazione passiva, sulla base di quanto stabilito dal decreto di liquidazione, con il blocco delle cause e l’impossibilità di rivolgerle a Intesa. Sostenendo che la causa andava diretta alla banca in liquidazione, che, per effetto del contratto di cessione, si costituisce anche qui come soggetto legittimato a rispondere, chiedendo anche la condanna alle spese di lite. «Situazione oggettivamente paradossale», sostiene l’avvocato Fornaro. Perché gli imprenditori si troverebbero a discutere con i liquidatori di Bpvi della richiesta di cancellare un prestito pagato ad Intesa. Ma il giudice rigetta la richiesta ritenendo «l’eccezione di estinzione, prima facie, infondata». «Non è una sentenza e tuttavia il tribunale ritiene correttamente riassunta la causa verso Intesa», aggiunge l’avvocato Fornaro. Se ne parlerà nell’udienza fissata il 23 gennaio 2019.