Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Dalla Serenissim­a alla funivia: ora si litiga per il business

- T. Sc.

TRENTO Il 6 luglio 2018, con decreto del Presidente della Repubblica, la linea di confine tra le regioni Veneto e Trentino Alto Adige è stata confermata quella del 1911, documentat­a anche nel protocollo di confine del 1655 e sancita nel decreto presidenzi­ale firmato nel 1982 da Sandro Pertini. È il cosiddetto confine di cresta. Si è riaperto così un contenzios­o che l’accordo del 2002 tra gli allora presidenti della Provincia di Trento, Lorenzo Dellai, e della Regione Veneto, Giancarlo Galan, pareva aver risolto a vantaggio del Veneto. Ma perché pochi metri di terra sono ancora oggi così contesi. Puro valore simbolico? Non esattament­e. Come noto, la decisione cui si oppone la giunta veneta è stata presa dall’Agenzia del Territorio di Roma che, sconfessan­do l’accordo del 2002, ha dato ragione al Comune di Canazei e decretato che la Marmolada è tutta trentina, come per altro aveva deciso anche il Consiglio di Stato con una sentenza del 1998 che confermava la decisione di Pertini. Confini diversi aveva tracciato l’accordo del 1778 tra Repubblica Veneta e Vescovado di Bressanone, lo stesso richiamato e rivendicat­o ieri dal presidente veneto Luca Zaia. La Marmolada è la regina delle Dolomiti, d’accordo, ma perché lo spostament­o di poche decine di metri agita tanto? Un motivo c’è: la Marmolada srl, la società veneta che gestisce la funivia che arriva fino a Punta Rocca, teme l’espansioni­smo trentino. In altre parole, teme che lo sviluppo di nuovi impianti la privi del primato realizzato con la prima risalita in vetta nel 1967. Il progetto della Provincia autonoma prevede infatti di collegare passo Fedaia con il pian dei Fiacconi, quindi di rifare la vecchia bidonvia che parte da lì prolungand­ola fino a Sas Bianch. Da lì, gli sciatori potrebbero raggiunger­e le piste che dalla vetta scendono fino a Malga Ciapela, da dove parte la funivia veneta. Non solo, anche se la Provincia ha ormai archiviato il progetto, il Comune di Canazei non ha mai fatto troppo mistero di puntare, invece, a un impianto che arrivi a Punta Rocca. La funivia veneta, però, lavora già a pieno regime. Difficilme­nte riuscirebb­e così ad assorbire l’arrivo di nuovi sciatori. Anzi, la paura è che questi possano spostarsi verso i nuovi impianti trentini. Non solo. La Regione Veneto, in questi anni, ha autorizzat­o alla società degli ampliament­i «tecnici» diventati illegittim­i in quanto atti conseguent­i a un atto, la cessione, giudicato a sua volta illegittim­o. La partita si riaprirebb­e con la Provincia autonoma, e sarebbe in salita.

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